Vendetta e perdono. Potrebbe essere il romanzo dei nostri tempi … Si adatta invece al format di una serie televisiva. Ieri è stata scarcerata Gypsy Rose Blanchard. Appena uscita di galera dove aveva soggiornato per l’omicidio della madre ha scattato un selfie per immortalare il momento e l’ha trasmesso al suo Social. Sembra l’incipit di un pezzo di cronaca con spunto di riflessione sul momento che sta attraversando la nostra società. E invece potrebbe rappresentare uno spunto di riflessione per una vicenda narrativa che dice molto sui nostri tempi. Una sorta di Delitto e Castigo del terzo millennio. Solo che la giovane matricida ha ucciso, in verità, il suo persecutore, la sua aguzzina: la donna che per tutta la vita l’aveva convinta di essere molto malata e per tanto bisognosa di cure che la obbligavano ad una vita impossibile. Attaccata a una flebo per la nutrizione, sempre su una sedia a rotelle, si trattava di espedienti – come tagliarle a zero i capelli – per tenere la piccola in soggezione. Si tratta di una patologia psicotica, quella della madre tesa a tenere la figlia in uno stato di dipendenza e soggezione.
Fin quando arriva la coscienza di tutto questo – attraverso internet, la conoscenza di un amico che la aiuta – la liberazione dallo stato di prigionia sostanziale e la vendetta: la morte procurata alla donna aguzzina.
Scoperta, condannata a dieci anni, ora è uscita in libertà vigilata dopo sette. Ma quello che ora muove nella ragazza è il senso di colpa per una donna che era malata e secondo lei non meritava la morte. La storia è stata oggetto di speculazione per la scrittura del soggetto di una nuova mini serie.
Il dato che deve far riflettere invece sta nel sentimento della ragazza che ancora non percepisce l’idea di liberazione da una condizione di deprivazione assoluta. Mentre in Misery non deve morire l’amorevole carceriere trova una fine liberatoria, in questa storia e in questa nuova serie televisiva resterà il senso di colpa perché preminente era la volontà buona della madre di preservare la figlia più con metodi folli e costrittivi. Come in Raskol’nikov di Delitto e Castigo il tema è l’elaborazione del male prodotto più che il male subito.