La messa in scena della crisi di governo mostra attori molto somiglianti. Come nella migliore Commedia dell’Arte i soggetti contendenti sono portatori dello stesso pensiero, hanno solo interessi diversi. Tutti concordano infatti sulla certezza che lo Stato possa gestire grandi risorse e risolvere dove nel passato recente ha fallito.
Argomento del contendere, come tutti sanno, è la programmazione del Recovery Fund. La grande misura di investimenti concessi dall’Unione Europea offre l’opportunità di grandi investimenti. Quindi nel nostro non-sistema-paese c’è la possibilità di gestire tanti danari. Riceverli si può, ma dobbiamo preparare una documentazione credibile per spenderli. E vorrei ben dire! L’Unione che ce li dà ha sufficienti ragioni per dubitare della nostra coerenza di amministratori pubblici. Nel nostro piano che è stato oggetto di tante contese, mai descritte precisamente, ci sono i progetti che ci sentiamo ripetere da sempre: digitalizzazione, tecnologia, telematica per tutti, anche per la pubblica amministrazione, e poi tanta, tanta Sanità. Ma al netto delle polemiche, in questa dinamica viene ripresentato lo stesso modello dello Stato-investitore che finora è stato all’origine del problema.
Non tutti sanno che, sempre nel nostro non-sistema-paese, esiste anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). È stato approvato dal Consiglio dei Ministri il 12 gennaio. Questo piano avremmo dovuto averlo già pronto e renderlo immediatamente applicato al mostrarsi della crisi. E invece dovremmo applicarlo in crisi deflagrante. Questo frulla nella testa in ogni grande Solone di Stato!
E infatti contiene ipotesi lanciate solo sulla carta che indicano tempi di spesa che il farraginoso corpaccione della nostra amministrazione pubblica non potrà mai espletare. Riforme strutturali eternamente promesse e mai realizzate perché vanno a pestare i piedi di potentati che votano ed hanno addentellati in ogni partito. Se fossimo in grado di fare tutto quello che è scritto in questo programma saremmo in grado di superare i tedeschi in efficienza.
E allora la logica di chi ci governa, con tutta l’alternanza che noi riusciamo ad esprimere, è sempre la stessa. Fare i compiti in bella copia per ottenere il bel voto (i soldi) e poi accordarsi in seconda battuta sul da farsi. Chi litiga e mitiga in definitiva si somiglia molto perché presenta lo stesso solito vizio di partenza: innanzitutto acquisire poi a gestire ci si penserà, si troverà un accordo. E invece è solo su questa seconda fase che ci si deve concentrare. Fare i progettini come la manifestazione delle buone intenzioni oramai non basta più.
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