Il 31 gennaio alle 17.30 nella Chiesa della Vergine Santissima del Carmine di Monterotondo Scalo si è celebrata la messa per l’inaugurazione del busto marmoreo dedicato a Don Giuseppe Ferrari. Alla messa erano presenti anche il Vescovo Ernesto Mandara e il Sindaco Riccardo Varone, oltre al Maestro e a 20 elementi della Banda Eretina.
Don Giuseppe è stato prete della diocesi dal 1956 al 1964, era un bergamasco al suo primo incarico di affiancamento di Don Carlo e Don Berto: aveva 23 anni quando è stato inviato nella Diocesi Sabina, che non aveva preti propri, e apparteneva alla comunità missionaria; da qui è poi partito per la Bolivia.
“Aveva la forza di volontà di aggregare le persone”, racconta Roberto Bruno, ex parrocchiano oggi trasferito a Settebagni, “perché allora non c’era nulla allo Scalo: di fronte alla chiesa c’era solo prato, e durante le esondazioni l’acqa del Tevere arrivava fino ai gradini della chiesa. Insieme ad altri parrocchiani, nel dicembre del 2019 abbiamo chiesto al Vescono l’autorizzazione a realizzare il busto e lui ce l’ha concessa, ricordando che l’allora Cardinale Piazza, decidendo di erigere la chiesa, ha dimostrato di avere una visione profetica”.
Roberto Alborghetti, un parrocchiano locale, durante la messa ha letto la prima lettera inviata da Don Giuseppe ai suoi superiori, alla fine di settembre del 1956, dieci giorni dopo il suo arrivo a Monterotondo, in cui li ringraziava e aggiungeva: “qui mi trovo bene”.
Il busto è stato realizzato dallo scultore brasiliano Francesco Dias Do Nascimento, eretino d’adozione, per il prete missionario morto il 21 ottobre 2006. I fondi sono stati raccolti tra gli ex parrocchiani, tra cui i coniugi Iezzi, Bruno Brizzi e gli ex chierichetti, oggi trasferiti in Nord Italia, come Raffaele Gallina e Luciano Collini.
“Al tempo il prete aveva un contatto diretto con i parrocchiani”, racconta Bruno, “tutte le sere stava a casa loro a cena, sebbene non fossero ricchi, perché erano operai nelle nove fabbriche di laterizi dello Scalo, però condividevano con lui il pasto. Un ex chierchietto mi ha raccontato di essere andato un giorno con Don Giuseppe per portare la benedizione nelle case, da cui usciva con delle offerte in alimenti. Arrivato in Via Sant’Ilario, nella zona detta Degli Sperduti, il prete gli aveva chiesto di avvisarlo quando la borsa delle offerte fosse stata piena. Quando ciò è accaduto, Don Giuseppe si è diretto a casa di una famiglia particolarmente bisognosa portando con sè la borsa, e ne è uscito con la sporta vuota. Questo era Don Giuseppe”.
Gli alri fondi raccolti dai devoti sono stati inviati nelle missioni in Bolivia, spesi per creare nelle sale prospicienti la chiesa eretina una sala multimediale e un libretto con i racconti delle fasi della vita di Don Giuseppe in Bolivia.