Castel Madama – Madama Margarita è tornata al suo castello (per un giorno)

Oggi riproposta l' "intervista impossibile" alla figlia di Carlo V, un evento per promuovere il paese

La Madama è tornata al Castello. E ancora una volta a impersonarla è stata Emanuela Colasanti, una infermiera del paese, che ormai si è calata nel personaggio come un’attrice provetta. Madama Margarita è tornata nel suo castello stamattina giusto il tempo per rilasciare l’ “intervista impossibile”, una trovata di Marina Monaco e Lucrezia Corboz, due amiche appassionate di storia e costumi locali, che stuzzicando con domande ficcanti la figlia di Carlo V in carne ossa ne ripropongono la vita, tra amori, gioie e dolori.
Proprio stamattina faceva tappa a Castel Madama, infatti, il tour dei giornalisti che hanno partecipato al progetto della Regione Lazio “In viaggio con Eva” finalizzato alla scoperta e alla valorizzazione dell’hinterland e della figura femminile. Ad accompagnare l’intervista cortigiane cavalieri; in sintesi, una piccola rappresentanza del Palio, uno dei più noti nel panorama nazionale. A fare gli onori di casa anche il sindaco Michele Nonni.
E’ stata anche l’occasione per presentare i prodotti tipici del paese: le pere spadone, l’olio di oliva, l’uva e i tozzotti. Sono stati presentati sotto forma di regalo alla Madama.

 

Ma ecco un estratto di un colloquio “impossibile” con la Madama

Mia Signora, noi Vi conosciamo come una donna all’avanguardia ma, per natura, Voi avete un’indole ribelle… Cosa ha significato per voi essere la figlia dell’imperatore?
“Madonna Marina, mia cara…..potete ben immaginare che, fin dalla mia età più tenera, infante e poi fanciulla, fui istruita ad una devota obbedienza che mi avrebbe destinata a rivestire il ruolo che poi fu. Essere figlia di Imperatore ebbe un’accezione rigorosa: alleanze politiche, sposalizi disposti e pianificati a tal proposito contrassegnarono il mio destino…”
“Signora, avete voglia di raccontarci qualche aneddoto riguardante la vostra vita matrimoniale? Siete stata sposa di Alessandro De Medici, detto “il Moro”. E di Ottavio Farnese, nipote di Paolo III, il Papa…”
“Alessandro…lo sposalizio non fu come una fanciulla brama: convolammo a nozze per procura, dinanzi ad un ufficiale di Stato di mio padre.
Ma…giunta a Fiorenza, non appena lo vidi…mi pervase il turbamento… Bellissimo, affascinante come la sua fama enunciava. Veniva detto “il Moro” perché di madre creola, una serva di donna Alfonsina Orsini.
Ne ero innamorata……ma le nostre nozze durarono per un tempo assai breve: nel gennaio del 1537 fu vittima di un’imboscata e…mi venne assassinato”.
“Signora vi devo confessare che gli stava andando ad incontrare una delle sue amanti ed invece trovò i suoi carnefici”
“Come osate?! Tacete Donna Marina…. Non vi permetto di proseguire oltre…ed oltraggiare la memoria del mio amato consorte!”
“Me ne scuso, mia Signora….. Vi prego di proseguire nel vostro racconto…”
“Ottavio… misericordia, per carità! Il tempo pian piano sanò il mio disprezzo et nacque un rapporto benevolo et con rispetto. Ma, dapprima supplicai mio padre, con decine di lettere lo tormentai: “Padre mio… chiedetemi pure di gettarmi nel Tevere ma non obbligatemi a sposare Ottavio! “Piccolo, sporco….e rozzo.”
“Ben noto fu il Vostro amore per i Vostri feudi del Centro Italia, Castrum Sancti Angeli compreso….”
“Confermo, mia cara. Grande fu la gioia quando mio fratello, Filippo II, mi rimosse dalla carica di Governatrice delle Fiandre poiché non condivideva la mia diplomazia, la mia propensione al dialogo nella risoluzione delle guerre religiose. La mia sostituzione con il Duca d’Alba mi permise di ritornare nella mia amata Italia. Risolsi con successo et a favore degli abitanti del “Castrum” la questione della “Gabella del passo” imposta dalla vicina Tibur, grazie all’intercessione del Papa stesso e del mio padre spirituale, padre Ignazio da Loyola. E con l’ausilio et l’ingegno del mio da sempre amico Francesco De Marchi, stratega e valente ingegnere, progettammo le nuove mura di cinta a protezione del feudo.”
“Signora, diteci…ma siete stata realmente in visita a Castrum Sancti Angeli?”
Miei cari…..voglio svelarvi un segreto e farvene dono e vi chiedo il massimo riserbo, a tal proposito. In occasione di alcuni festeggiamenti nella città di Tibur ebbi la possibilità di incontrare alcune donne castellane che mi recarono doni generosi et pregevoli insieme ai loro più fulgidi sorrisi. Fu così che espressi al De Marchi il desiderio di visitare il “Castrum”. Et poco tempo per pianificare con cautela la mia visita. Ma il mio fedele amico volle comunque accondiscendere a questo mio desiderio. Alle prime luci dell’alba…sellammo due destrieri…. E galoppammo a perdifiato fino al ciglio del feudo.
Tutto era avvolto in un silenzio irreale, un fitto querceto rallentò la nostra corsa ma, una volta valicato…..lo vedemmo. Trasalii il castello ereditato da mio marito Ottavio era avvolto in una fitta coltre di nubi. Sembrava come sospeso nell’aria. Una vasta emozione mi pervase il cuore e l’anima… Ancor oggi non so asserire se di tal ricordo fu in parte sogno…. o realtà”.

Condividi l'articolo:
LEGGI ANCHE  TIVOLI - Elezioni, Fratelli d'Italia alle liste civiche: "Nessun ricatto, conta l'unità del Centrodestra"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.