Da Manlio Cerroni, 97enne avvocato di Pisoniano e imprenditore del settore rifiuti nel Lazio e in Italia, riceviamo e pubblichiamo:
“A distanza di soli 18 mesi dal gigantesco rogo che il 15 giugno 2022 ha distrutto completamente il TMB2 di Malagrotta e danneggiato gravemente il Gassificatore, un altro incendio ha investito questa volta, alla vigilia di Natale, il TMB1 creando gravi danni all’unico impianto superstite della Città delle Industrie Ambientali di Malagrotta al servizio della Capitale e suscitando ancora una volta la legittima preoccupazione dei cittadini del territorio.
Mi auguro che si vogliano e si sappiano dare ai cittadini le doverose risposte e chiarire una buona volta le responsabilità di questo ennesimo gravissimo episodio che si ripete in così poco tempo in un Complesso industriale che, è bene ricordarlo, dal 27 luglio 2018 è stato posto dal Tribunale di Roma nelle mani di un Amministratore Giudiziario a cui competono tutte le scelte tecniche e gestionali e che, dalla sera alla mattina, ha estromesso e licenziato tutti quei tecnici competenti, che avevano visto nascere e crescere gli impianti di Malagrotta, a partire dal Direttore Tecnico e dal Capo Impianto, rendendo così di fatto l’azienda ACEFALA, priva di quelle competenze indispensabili per un POLO INDUSTRIALE complesso come la Città delle Industrie Ambientali di Malagrotta.
Nel pieno rispetto dell’operato degli inquirenti che si apprestano ad accertare le cause dell’incendio vorrei però suggerire loro di verificare quanti operatori erano presenti nell’impianto al momento dell’incendio e se era disponibile e operativo l’ASTRA, il potente e specifico automezzo antincendio di cui Malagrotta dispone da sempre, mezzo che più di una volta si è rivelato indispensabile a domare per tempo quei principi di combustione che possono verificarsi in un impianto di trattamento dei rifiuti indifferenziati, come accadde il 25 maggio 2017 quando un focolaio partito dalla fossa di stoccaggio del CDR del Gassificatore di Malagrotta fu spento, ancora prima dell’arrivo dei Vigili del Fuoco, dal personale interno addestrato a spegnere incendi nell’area.
Quando arrivarono i Vigili del Fuoco presero atto dell’ottimo lavoro svolto e non fecero altro che controllare che non ci fossero altri focolai e il servizio di trattamento proseguì senza interruzioni.
A quanto sembra dalle 13 in poi del 24 dicembre nell’impianto non c’era addirittura NESSUNO, neanche quel minimo e indispensabile presidio in grado di intervenire tempestivamente e domare sul nascere un principio di incendio prima che si trasformasse in rogo. Semplici domande a cui può e deve rispondere l’Amministratore Giudiziario visto il ruolo e la responsabilità che ricopre. Mi sono chiesto più volte, anche pubblicamente, come mai un “mozzo” sia stato messo a guidare un Transatlantico.
Oggi, dopo due incendi a distanza di soli 18 mesi, credo che questa risposta qualcuno debba finalmente e doverosamente darla.
Non solo a me ma a tutti i Romani”.