“Mi hanno venduto casa all’asta Chiedo un tetto per me ed i miei figli”

abbiamo acquistato questo appartamento nel 1999, la bambina era appena nata, i miei figli sono cresciuti qui.
Sarà durissimo andarsene. La nostra non è stata certo una vita costellata di fiori, ma non avere una casa è il peggio che potesse capitarci ”
Come mai ha perso la casa, cosa è accaduto?
E’ dal 22 novembre del 2008 che hanno messo all’asta la mia casa. Nel 2002 l’hanno pignorata perché dopo la separazione da mio marito non sono riuscita a pagare le rate. Eppure ho sempre lavorato. Anzi prima  di sposarmi e finchè non ho aspettato la bambina lavoravo da Rinascente con un ottimo stipendio. Poi mi sono dovuta licenziare.
Dovevo badare ai figli piccoli e alla famiglia. Mio marito era molto esigente. Così dopo la separazione, nel 2002  mi sono ritrovata senza un impiego e con due figli piccoli. Ho fatto di tutto: pulizie, assistenza agli anziani, qualunque cosa è capitata, ma a pagare le rate non ce l’ho fatta. Ho combattuto ed ho perso. Con mio marito non esistevo e dopo la separazione sono diventata povera.
Ma adesso la cosa importante è avere un tetto sulla testa. Alla mia età è tardi per un impiego fisso e se non hai la busta paga nessuno t’affitta niente.  L’ideale sarebbe trovare qualcuno che ha la disponibilità di un piccolo appartamento e sconti una parte dell’affitto in cambio del mio lavoro, dei servizi che posso prestare. Sono mesi che sto cercando senza successo. Ed è dal 2008, quando si è aperta la prima asta, che chiedo di essere messa in lista per una casa popolare.
Ma finchè risulta che una casa ce l’hai, pure se è pignorata e all’asta,  la domanda non te la prendono.  Ecco, adesso posso fare domanda, ma è un po tardi, fra qualche giorno devo andarmene, devo trovare una soluzione o mi buttano per strada.
L’appartamento è in comproprietà con suo marito non avrebbe dovuto pagare anche lui almeno parte delle rate del mutuo?
Ho provato al momento della separazione ad accordarmi con lui. Ma non è la persona giusta per queste cose. Mi sono sposata nell’87, amavo molto mio marito. Cercavo perciò di non contrariarlo, di andare incontro ai suoi desideri. Ma lui diventava sempre più esigente, chiedeva sempre di più, la mia volontà non contava, tutto doveva essere fatto secondo i suoi ordini.
Era lui a gestire il mio stipendio. Era lui a decidere cosa acquistare per la famiglia. Veniva sempre a fare la spesa e se prendevo due pacchi di pasta ne rimetteva uno nello scaffale. Mi controllava quanti piatti, quanti bicchieri usevamo, perfino le buste della immondizia. Potete immaginare dopo che, con la nascita della bambina, mi sono dovuta licenziare, a casa mia mancava sempre qualche cosa ed io ero annullata, inesistente.
Con la separazione mi sono ripresa la vita, ma ho dovuto pagarla molto cara. Ho dovuto combattere perfino per avere quel poco di mantenimento per i figli. Mi sono dovuta rivolgere ai carabinieri. Eppure avrei voluto che i miei figli continuassero ad avere un padre.  No mio marito non è proprio la persona giusta. E poi la rata mensile era molto alta. Nel ’99 al momento dell’acquisto, abbiamo versato una quota iniziale di 45 milioni di vecchie lire e contraendo un mutuo per 180 milioni con rate di 1 milione e 250mila lire. Nel 2001 già vivevo separata in casa e nel 2002 la separazione legale. Le rate credo siano state pagate solo per due semestri.
 A suo tempo, dopo il pignoramento, sono stata anche in banca dove mi hanno consigliato di saldare il debito, circa 100 milioni e tutto si sarebbe risolto. Ma chi ce l’ha tutto questo denaro? E quando non hai i soldi non ti si fila proprio nessuno. Neppure l’avvocato che ti difende d’ufficio riesce a darti buoni consigli.  Ma adesso la casa è stata venduta, ogni discorso sul passato è inutile. Anche perché la vendita ha portato altri guai nel presente mio e dei miei figli: non solo ci buttano fuori, ma a quanto dice l’avvocato dobbiamo tirare fuori altri soldi, non so se 20 o 30 mila euro da dare alla banca.
La banca chiede altri soldi a lei dopo essersi riappropriata della casa e averla venduta?
Proprio così. Pare che non siano riusciti a vendere la casa al prezzo richiesto dalla banca, hanno venduto a circa 130 mila euro, non sufficienti a coprire le spese e perciò la banca mi richiederà la differenza. Sembra incredibile ma è così. E se fino ad ora sono andata avanti, procurandomi con le unghie e coi denti l’indispensabile per me e i miei figli adesso non so proprio più che fare.
Sono andata avanti acquistando al mercato dell’usato, coi vestiti dei figli delle mie amiche, con l’aiuto di mamma finchè è stata viva. E’ morta a marzo, l’ultimo suo regalo sono i suoi vestiti, quelli che anche in questo momento indosso. E sono fortunata, perché ho due figli bravi, responsabili, educati, malgrado tutto.  
Malgrado lui non smetta ancora oggi di tormentarci. Ha per esempio avuto il coraggio di richiedere indietro i soldi versati per l’acquisto della casa, di denunciarmi perché non gli avrei fatto vedere i ragazzi, quando invece è lui che non viene come ha stabilito il giudice.
Manda i telegrammi e non viene e non telefona. Mai un regalo, mai la presenza nei momenti importanti, il compleanno, il Natale. E’ assurdo ma devo difendermi anche da questo. Perché oggi sono i miei figli a non volerlo più vedere. Ecco questa è la mia vita: oltre alla fatica del vivere quotidiano, anche gli attacchi di chi in un modo o nell’altro ha deciso di annientarmi. Ma adesso importante è trovare una casa.
Si è rivolta ai servizi sociali?
Certo, l’assistente sociale mi ha detto: se trovi qualcuno che ti affitta casa, al massimo ti possiamo pagare i primi tre mesi di caparra, ma poi devi vedertela tu.  E come dovrei vedermela? Sono oltre dieci anni che cerco e chiedo una sistemazione, un lavoro stabile che mi permettesse di badare anche ai miei figli, l’hanno dato a tanti, a me no.
E per la casa? Ho chiesto, ho bussato agli assessorati di diversi colori, ma per me niente da fare. La verità è che la legge è spesso ingiusta, non prevede situazioni come la mia,  e soprattutto non è per tutti uguale.  Non mi piace fare sceneggiate, non ho mai preteso nulla, non voglio passare avanti a chi ha bisogno quanto o forse più di me, ma oggi sono davvero disperata e prima che mi buttino fuori da questa casa prendo una tenda e mi piazzo sotto al Comune.

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