San Polo – Il cenone di Natale con la puzza di fogna per la famiglia Fallone

Fogna a cielo aperto e liquami a ridosso di casa, il puzzo insopportabile  che ti entra dentro le finestre. Il disagio di una famiglia tiburtina che vive al Bivio di San Polo, moglie, marito con figlio disabile costretti ad uscire lo stretto necessario, a far asciugare i panni dentro perché fuori dal fiume Aniene impera l’olezzo dei rifiuti scaricati dalle fogne.

Il problema con il quale la famiglia Fallone è costretta a   convivere da anni è il non funzionamento del nuovo depuratore costruito ed installato dalla “Impresa Gima” di Anagni, che in merito non ha nessuna responsabilità. 

«Non ce la facciamo più, qui la situazione è diventata invivibile ed insostenibile»,  commenta Domenico Fallone, 59 anni, operaio alla “Estraba” di Tivoli, in mobilità da una stagione. «Ma di chi sono le responsabilità? Le fogne allacciate alle case della frazione tiburtina scaricano direttamente nell’Aniene e perché il nuovo depuratore è fermo? E chissà per quale motivo. Ma il Comune e l’Acea cosa fanno per risolvere la questione? Nulla», protesta l’uomo.
La questione è urgente: l’impianto fognario è obsoleto, le rotture sono frequenti. Le acque chiare (piovane) e quelle reflue (urbane) passano per le stesse condutture, mentre i due percorsi andrebbero divisi. I rifiuti finiscono direttamente nel fiume Aniene, causando pure un danno ambientale. La fossa o meglio il chiusino è sovraccarico di liquami e il rischio è quello che prima o poi scoppi, il tutto a pochi metri da casa Fallone.
Il nuovo impianto, se funzionante, garantirebbe il pompaggio dei liquami verso l’alto, dov’è posto il depuratore e quindi rimandare i liquidi depurati nel fiume.
«Il cattivo odore si sente sia dentro che fuori la nostra casa – aggiunge Domenico – Certamente prima eravamo meno abitanti nella frazione, ora le famiglie sono aumentate a centinaia. Immagini che tutti scaricano i loro rifiuti organici in un’unica conduttura e a pochi metri da casa mia. Ma i politici locali dove sono e che fanno per sbloccare la situazione? E gli ambientalisti dove sono finiti? L’Aniene spesso raggiunge la piena, non è certamente solo acqua quella melma galleggiante e maleodorante».
Quel punto dell’Aniene, a trecento metri dalle abitazioni, in estate è anche un luogo adibito alla pesca sportiva da fiume. «Con quest’aspetto nessuno può scendere e pescare liberamente», conclude Fallone.
Sul disastro ambientale del Bivio di San Polo pronta la replica dell’amministratore della “Gima Industria”, società di Anagni, ingegner Cristiano Di Cosimo: «Noi ci occupiamo dei trattamenti di acque ed aria per gli impianti di depurazione e prodotti chimici. Sul caso specifico non ho problemi a dire che le responsabilità sul mancato avviamento del depuratore in questione sono da attribuire, solo ed esclusivamente, alle amministrazioni locali che si sono susseguite negli ultimi dieci anni».
«La nostra Impresa firmò il contratto nell’ottobre del 2002, per un costo complessivo dell’impianto di circa 300mila euro. Ebbene completammo i lavori con largo anticipo, nell’aprile del 2011, ma dobbiamo ancora prendere dal Comune, 80mila euro per l’intervento. Quel depuratore non funziona perché mancano le prescritte autorizzazioni allo scarico ed è ubicato in un’area inaccessibile per il mancato sbancamento della collinetta. Evidentemente non c’è la volontà dell’amministrazione locale, si tratta di denaro pubblico sprecato. I residente della zona della Valle dell’Aniene hanno ragione a denunciare, ma la colpa non è nostra», conclude l’ingegner Di Cosimo.

Gino Ferretta

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