Giuseppe, nella mia vita come in pista “vado al massimo”!

Oggi vive a Roma e lavora presso la nota catena alberghiera Hilton. Dal carattere intraprendente e determinato, Giuseppe è calciatore professionista nella Roma Nord in prima categoria, ama l’atletica, che lo vede spesso impegnato in gare podistiche, e ha una passione sfegatata per la sua Suzuki GSX-R 750 blu del 2009, con la quale scende in pista insieme ai suoi compagni di avventura Sergio e Alessia. Sempre attivo su tantissimi progetti, attualmente sta organizzando la startup per una società ideata con un caro amico e studia materie quali l’imprenditoria, il benessere personale e le tecniche per diventare personal coach… Il suo motto? Chi si ferma è perduto!

 

“La prima volta che sono salito su una moto avevo forse 12 anni, era una Dune Malaguti, un cinquantino molto modificato e a malapena toccavo per terra… non volevo più scendere”: a parlare è Giuseppe, 31enne di origini australiane, che ha passato la sua adolescenza a Monterotondo, tra l’Istituto Cardano e il suo gruppetto di amici riunito sempre dietro al Gruppo Clark. Calciatore, atleta maratoneta e motociclista per passione, Giuseppe è cresciuto tra i motori nell’officina del papà e, quando guida la sua Suzuki GSX-R 750 blu, sente l’adrenalina scorrere nelle   vene che fa nascere in lui una sensazione di libertà e desiderio di competizione. Una personalità eclettica e sprizzante di energia quella di Giuseppe, che ci porta in pista alla scoperta delle sfumature che solo una vita ad “alta velocità” sa raccontare…
Scommetto che la Suzuki non è stata la tua prima moto.     
Assolutamente no, si trattava di un Kawasaki z 750 arancione: ne ero perdutamente innamorato e la usavo praticamente per fare tutto, dalle passeggiate al lavoro, dalle uscite fuori porta ai raduni. Ho avuto con lei molte prime volte.
Una passione che ti porta a scendere in pista. Cosa provi quando sfrecci sull’asfalto?
La pista per me è come una tela ed io e la mia moto siamo il pennello che disegna le traiettorie. Mi sento totalmente al sicuro e proprio per questo dò completo sfogo a tutta la voglia di andare forte. Quando stacco, quando scendo in piega a 200 all’ora, e sento l’asfalto a pochi centimetri da terra, è qualcosa di indescrivibile, sento la mia moto che spinge forte sotto di me… Mi sento vivo.
C’è mai stato un momento in cui hai avuto paura?
Certo è normale, credo sia nella nostra natura umana avere paura. In Croazia nella pista di Rijeka stavo per essere catapultato via dalla moto, però questo non mi ha mai fermato: una volta che accendo la moto, metto il casco e scendo in carena, il motore sale di giri e il cervello passa in modalità race. Da quel momento in poi ci siamo noi (io e la mia moto) la pista ed il cronometro, o in gara gli avversari.
Come affronti una gara?
Quando andiamo all’estero ci facciamo solitamente parecchie ore di macchina, poi una volta arrivati ci prepariamo per il mattino seguente. Per 4 giorni si combatte tra cronometro, qualifiche, gomme, assetto, noie tecniche della moto. Poi dal quarto giorno, a seconda dell’organizzatore, si gareggia. La partenza è sempre un’emozione unica con l’adrenalina a mille, nulla a che vedere da quella che si prova guardandola in televisione.
Quali sono secondo te le caratteristiche che deve avere un bravo motociclista?
La prudenza è un requisito fondamentale per chi guida su strada, ecco perché ora corro solo in pista! La moto è molto pericolosa e il fatto è che non ci si rende conto presi dall’adrenalina del momento che la velocità aumenta. Non devono mancare mai intelligenza, passione e condivisione.
A proposito di condivisione, è vero che c’è un codice tra voi centauri delle due ruote?
Sì, ci sono molti segnali che utilizziamo tra di noi. Per esempio per strada si fanno i fari al passaggio opposto di carreggiata come per dire “Ciao pazzo scatenato delle due ruote”. In pista c’è molto rispetto e fratellanza, naturalmente è anche l’ambiente che crea tutto ciò. Certo, in gare ad alti livelli è fisiologico che, subentrando la competizione seria, si inneschino altre dinamiche, ma sempre rimanendo in canoni di fraternità.
C’è un motociclista al quale ti ispiri o che comunque apprezzi particolarmente?
Colui che mi ha fatto avvicinare a questo mondo è stato prima di tutto Mike Doohan, mentre Valentino Rossi me ne ha fatto innamorare. Onore anche al grande Kevin Schwantz! Diciamo che adoro tutti i piloti che sanno emozionare e gettano il cuore oltre l’ostacolo.
Calcio, atletica e motociclismo hanno in comune la velocità. Come concili queste passioni?
Secondo me è un mix perfetto: gioco a calcio nei mesi freddi dove la moto non può andare in pista, o per lo meno io non la utilizzo e da aprile ad ottobre si dà il gas. Certo, quando dico al mister che devo andare a correre in moto invece di giocare non è felicissimo… ma dopo tutto non siamo mica in serie A quindi largo alle passioni!
So che ti stai preparando anche per la Maratona…
La data è il 20 Settembre, ed essendo appassionato di moto la mia prima maratona sarà quella del Mugello, per la quale passeremo anche all’interno del circuito. Il percorso prevede 42km e 197 metri, sarà dura ma è una sfida con me stesso.
Voci indiscrete ci rivelano che sei ancora single. Cosa deve avere una donna per conquistarti?
Sono molto esigente, vorrei al mio fianco una donna bella e intelligente, che sia seria e determinata con la voglia di migliorarsi, passionale e con il senso dell’umorismo. Insomma deve avere una forte personalità e, come me, deve credere sempre nei sogni impegnandosi ogni giorno per realizzarli. Se fosse una moto sarebbe senza dubbio una Bmw RR1000, con scarico akrapovic e cerchi in carbonio!  
Progetti per il futuro?
Arrivare vivo al traguardo della maratona! Scherzi a parte, voglio creare una famiglia stupenda e avere la libertà economica in modo da poter realizzare anche i miei sogni motociclistici.

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In moto tra le dune del Sahara…

“Aprile 2011, un meraviglioso viaggio durato 9 giorni. A Baharia, paesino nel mezzo del deserto del Sahara, ci attendevano le moto, delle Beta 450, e con il nostro coordinatore abbiamo fatto 1900 km in una settimana passando tra dune, oasi, deserto bianco… Il bello è che avevamo la libertà di spaziare senza stare tutti in fila, avendo come punto di riferimento le jeep dei responsabili sempre alla base delle dune. Si dormiva in tenda in punti ben stabiliti, solo con sacco a pelo, salviette umidificate che facevano da doccia serale e cena a base di zuppe. E’ stato molto faticoso ma ne è valsa la pena: è difficilissimo guidare sulla sabbia e salire su una duna, ma è anche libertà allo stato puro, sembra di trovarsi su un altro pianeta, stacchi completamente dal mondo che conosci. Entri in contatto con la tua parte più intima e capisci che la vita che facciamo non fa altro che contaminare il nostro cervello con tante di quelle cose inutili… Non scorderò mai questo viaggio fantastico dove ho incontrato amici veri che ancora sento, ho riscoperto me stesso e in sella alla moto è tutto magicamente più idilliaco. Il mio consiglio? Fatelo subito”!

 

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di Rara Piol

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