Costi nascosti: le compagnie aeree monetizzano le paure dei viaggiatori

Voli (mica tanto) low cost

Sedili venduti a prezzo d’oro

Dal prossimo primo settembre per salire a bordo di un aereo sarà necessario avere a portata di mano il green pass, in formato cartaceo o digitale. E questo nonostante i velivoli vengano dotati di filtri che assicurano il ricambio dell’aria al 98 per cento.

Ma la certificazione verde non sarà l’unica novità da tenere sott’occhio per chi ha deciso di riprendere a volare. La pandemia infatti continua a trascinarsi una coda di veleni sulla quale sta tentando di fare luce l’Autorità garante della concorrenza e del mercato.

Il focus è sulle tariffe nascoste praticate dalle compagnie aeree: la scelta del posto può incidere in maniera consistente sul prezzo del biglietto ma anche il sovrapprezzo per il bagaglio a mano e quello più recente per l’assicurazione sanitaria contro il Covid, potrebbero pesare sull’economia del viaggio.

Dietro la raffica dei rincari non ci sarebbe solo il desiderio di recuperare denaro dopo le enormi perdite dovute al coronavirus, ma anche la tentazione di sfruttare le paure dei viaggiatori per monetizzare il virus e fare cassa.

Sotto la lente di ingrandimento dell’Antitrust ci sarebbero le denunce relative ai servizi accessori finora inclusi nel pacchetto complessivo ma da qualche tempo scorporati e resi a pagamento non soltanto dalle compagnie low cost.

Basti pensare alla scelta del sedile: più la seduta è nelle vicinanze degli ingressi, più il prezzo lievita sfruttando la preoccupazione per gli  assembramenti e l’esigenza dei passeggeri di stare il minor tempo possibile a bordo dell’aereo.

Campione mondiale dei rincari è una compagnia aerea messicana che ottiene dagli «ancillary revenue» (costi extra) quasi metà dei suoi introiti (il 47,8%). Ma anche alcuni vettori ben noti in Italia non sono da meno: l’ungherese Wizz Air ha quasi raddoppiato il valore dei suoi balzelli mentre i guadagni nascosti dell’irlandese Ryanair hanno ormai superato il 34%.

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