L’amara Tivoli del Generale

La carriera da conquistatore dell’Eroe dei Due Mondi non è stata certo una marcia inarrestabile

Impavido, abile stratega, instancabile guerriero e per finire eroe vittorioso. Questa breve descrizione si sposa perfettamente con uno dei protagonisti più noti dell’epopea risorgimentale: Giuseppe Garibaldi. Eppure la carriera da conquistatore dell’Eroe dei Due Mondi non è stata certo una marcia inarrestabile, dato che il Generale ha collezionato anche una serie di sconfitte e delusioni. Una di esse si concretizza del 1849 quando il fallimento delle Repubblica Romana (l’iniziativa coinvolge importanti figure del risorgimento italiano come Mazzini, Armellini, Saffi e Mameli) costringe il Comandante alla resa. In quello stesso anno Giuseppe Garibaldi giunge sconfitto, amareggiato e braccato dai nemici a Tivoli. Proprio nell’antica Tibur il Generale si concede un breve momento di relax consultando mappe, piani e programmando progetti futuri per conquistare Roma. Il tutto avviene in solitudine all’ombra di un olmo che “regala” un riparo ad un uomo sfiancato, ma desideroso di tornare sul campo di battaglia per guidare il gruppo di giovani e valenti combattenti sempre pronti a dare tutto. L’albero in questione, si trovava nei pressi dell’attuale piazza dedicata al Comandante ed è sopravvissuto fino al 1936 prima di essere abbattuto. Rammentiamo che nel 1867 le truppe garibaldine transiteranno nuovamente da Tivoli dopo la sconfitta nella Battaglia di Mentana. Al Generale l’antica Tibur regalava certamente amari ricordi.

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FGI

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