SANT’ANGELO ROMANO – Condono “farlocco”, su terreno agricolo spuntano 10 case senza abitabilità

Pagate 170 mila euro l’una, oggi valgono zero: storia di un condono che il Comune non poteva rilasciare

Avrebbe dovuto essere la prima casa di una giovane coppia che sognava di viverci in modo dignitoso, una casa immersa nel verde e nella natura.

Per questo i due coniugi avevano acceso un mutuo con la banca, erano andati dal notaio, avevano stipulato l’atto di compravendita e versato 170 mila euro al costruttore.

In realtà, oggi quell’appartamento vale zero e non è commercializzabile, per cui il sogno si è trasformato in un incubo.

È la storia di una coppia di una coppia, marito e moglie di 48 e 47 anni, dal 2007 proprietaria di un appartamento ubicato nel complesso da 10 unità immobiliari in via della Pozzera 7/B, nelle campagne di Sant’Angelo Romano.

Un complesso elegante e rifinito, a guardarlo dall’esterno. Se non fosse che il Comune di Sant’Angelo Romano non ha mai rilasciato il certificato di agibilità dell’edificio ai coniugi e ai proprietari del complesso residenziale.

Anzi, ha messo nero su bianco che il certificato non è stato neppure mai richiesto e che addirittura il fabbricato non poteva essere realizzato.

Insomma, una lottizzazione abusiva su terreno a destinazione agricola, una delle tante realizzate a metà degli anni Duemila sulla base della Legge 326/2003, meglio noto come il “Condono di Berlusconi”, un provvedimento che consentiva ai proprietari di sanare i manufatti abusivi purché esistenti prima dell’approvazione della Legge.

Il problema è che da quando hanno scoperto di aver acquistato in buona fede una “casa di cartapesta”, gli ignari coniugi, per fronteggiare problemi finanziari, purtroppo non hanno potuto mettere in vendita l’immobile sia direttamente, tantomeno mediante Agenzie Immobiliari.

Così, non riuscendo ulteriormente ad onorare il mutuo, la Banca creditrice ha proceduto per il pignoramento dell’appartamento mediante esecuzione immobiliare attivata presso il Tribunale di Tivoli per destinarlo alla vendita all’asta, nonostante sia abusivo, di un valore commerciale pari a zero e conseguentemente non vendibile.

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La coppia, infatti, convinta di essere stata truffata, negli anni ha ricostruito pezzo dopo pezzo una vicenda incredibile.

Secondo la documentazione raccolta, tutto inizia il 7 dicembre 2004, giorno in cui la allora proprietaria del terreno presenta domanda di condono ai sensi della Legge 326/2003 per un manufatto presente sul suo terreno di oltre un ettaro in via della Pozzera.

A leggere le carte, si tratta di un fabbricato originariamente autorizzato prima con la concessione edilizia 13/96 rilasciata il 14 agosto 1997 e poi con la concessione in variante numero 77 del 16 agosto 2002.

Secondo la dichiarazione presentata al Comune, vi sarebbe stato un fabbricato ultimato a gennaio 2003, per questo l’Ufficio Urbanistica del Comune di Sant’Angelo istruisce la pratica e il 2 agosto 2006 viene rilasciato il permesso di costruzione in sanatoria numero 16/06.

A quel punto – almeno in teoria – il terreno su cui insiste il fabbricato da agricolo cambia destinazione d’uso in edificabile e vengono autorizzati ampliamenti e aumenti volumetrici.

Così il 27 novembre 2006 la proprietaria del terreno vende ad una società con sede a Fonte Nuova costituita il 24 marzo 2005 e dichiarata fallita dal Tribunale di Tivoli il 15 marzo 2013.

I titolari della società edilizia pagano in buona fede una somma complessiva di 270 mila euro, di cui 5.100 euro per il terreno e i restanti per il titolo edilizio e il fabbricato condonato e non terminato.

Nei due anni successivi i dieci appartamenti vengono ultimati e venduti ad altrettante famiglie ignare, come gli ignari coniugi che il 31 maggio 2007 accendono un mutuo e acquistano la casa dei loro sogni davanti al notaio.

Soltanto nel 2013 la coppia scopre di essere finita in un “buco nero” senza via d’uscita.

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Il 4 novembre di dieci anni fa i coniugi effettuano un primo accesso agli atti al Comune di Sant’Angelo Romano con l’intento di recuperare la domanda di abitabilità, convinti che fosse stata depositata dal costruttore ai fini della vendita dell’appartamento. Così la coppia ottiene la domanda di condono presentata dall’allora proprietaria, la concessione edilizia in sanatoria rilasciata dal Comune e la dichiarazione giurata di un geometra.

Ma dal fascicolo spunta anche un “documento esplosivo” datato primo dicembre 2008.

Si tratta di una Consulenza tecnica d’Ufficio avente ad oggetto la foto aerea del 12 luglio 2003 relativa al terreno di via della Pozzera.

“Il permesso di costruzione in sanatoria numero 16/06 del 2 agosto 2006 – si legge nella relazione del tecnico comunale – non poteva essere rilasciato, poiché le opere edilizie sanate non risultano presenti nella foto aerea del 12 luglio 2003 in quanto realizzate oltre il limite temporale della legge 326/03”.

Durante i successivi accessi agli atti, effettuati dai coniugi a luglio 2016 insieme a professionisti legali e tecnici e ad ottobre 2020, quest’ultimo svolto insieme ad un geometra esperto nel settore, i coniugi hanno preso atto di aver acquistato un immobile diverso da quella che avrebbe dovuto essere la loro prima casa.

Un vero incubo perché oggi, davanti al Tribunale di Tivoli pende una procedura di esecuzione immobiliare per la vendita all’asta dell’appartamento della coppia, per la quale sono stati nominati un Custode per l’espropriazione e un professionista per la Consulenza Tecnica d’Ufficio.

Il prossimo martedì 13 giugno 2023 l’ultima parola spetta al Giudice, sarà lui a decidere le sorti della coppia di coniugi.

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