TIVOLI – Scacco al clan sinti, sequestrata anche una villa nel Centro Residenziale

Sigilli a beni per 2 milioni di euro riconducibili alla famiglia del 22enne morto sul Gra a 300 all’ora

Sulla carta risiedono all’interno delle case popolari, ma secondo gli investigatori sarebbero riusciti ad accumulare illegalmente un patrimonio a 7 cifre tra contanti, società, immobili e vetture di lusso.

Per questo stamane, giovedì 21 marzo, gli agenti della Polizia di Stato e i militari della Guardia di Finanza hanno eseguito, a Roma e provincia, un provvedimento di sequestro finalizzato alla confisca emesso, ai sensi della normativa antimafia, dal Tribunale di Roma – Sezione delle Misure di Prevenzione nei confronti dei Goman, una famiglia di etnia rom di cui faceva parte Nicholas Orsus Brischetto, il 22enne deceduto nella notte tra il 18 ed il 19 luglio 2022 in un incidente sul Grande Raccordo Anulare a 300 all’ora.

La villa sequestrata in via del Ninfeo, nel Centro residenziale “Villaggio Adriano” a Tivoli

Il provvedimento, eseguito dagli uomini della Divisione Anticrimine della Questura di Roma e del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Roma, arriva all’esito di un’operazione convenzionalmente denominata “Gialla e Nera”, coordinata dal Procuratore della Repubblica di Roma e dal Questore di Roma.

Secondo un comunicato stampa delle Fiamme Gialle e della Questura di Roma, il sequestro riguarda la totalità delle quote sociali di 2 compagini e di un’impresa individuale con relativi complessi aziendali, operanti a Roma, nel commercio di veicoli e bar. I sigilli sono scattati anche per polizze di pegno, disponibilità finanziarie e sei autovetture di elevato valore economico, quali una Porsche Cayenne, una Mercedes AMG A45 S ed una Lamborghini Gallardo.

Gli investigatori hanno sequestrato anche una villa ubicata in via del Ninfeo, nel centro residenziale “Villaggio Adriano”, a Tivoli, già adibita a camera ardente per la salma di Nicholas Orsus Brischetto, il giovane deceduto due anni fa sul Gra.

Nell’operazione “Gialla e Nera” è coinvolto Kristijan Orsus Brischetto alias Goman, domiciliato a Ponte di Nona, il padre del 22enne morto tragicamente, insieme ad Epri Vinotti, 32enne di nazionalità italiana domiciliata a Castelverde, moglie del 36enne Mirko Jovanovic, noto come Mirko Goman, considerato dagli inquirenti fratello di Brischetto, oltre ad una serie di figli e “teste di legno” alle quali sarebbero intestati molti dei beni sequestrati e ritenuti riconducibili ai due cognati considerati .

Dalle indagini è emerso che la Lamborghini Gallardo sequestrata oggi è nella formale titolarità di Petrow Dino, esponente di un altro clan collegato, anch’egli di origine sinti, e arrestato per l’omicidio del 14enne Ivan Alexandru, avvenuto il 13 gennaio scorso, nel parcheggio della Metro C fermata Monte Compatri –Pantano.

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Dal comunicato stampa della Guardia di Finanza e della Questura di Roma emerge che il clan Goman sarebbe stabilmente dedito a delitti contro la fede pubblica ed il patrimonio, quali furti e rapine in abitazioni, in diverse località del territorio nazionale, truffe ai danni di anziani anche tramite piattaforme di annunci online, riciclaggio di veicoli di lusso ed altre attività delittuose.

In particolare gli investigatori sottolineano che Kristijan Orsus Brischetto e Mirko Goman, pur essendo certamente fratelli, riportano cognomi differenti in quanto dagli anni ’70 del secolo scorso e fino al primo decennio del XXI secolo il clan obbligava italiani a riconoscere la paternità dei figli dei componenti della banda, nati dall’unione di persone dell’ex Jugoslavia, affinché i bambini risultassero cittadini italiani, permettendo alle madri di richiedere i permessi di soggiorno per i ricongiungimenti familiari.

Furti e rapine in tutta Italia, fabbricazione di documenti falsi per circolare liberamente in Europa, con la possibilità di godere dei beni illeciti attraverso le fittizie intestazioni.

Ma anche riciclaggio e ricettazione di automobili di grossa cilindrata, provenienti dall’Italia e rivendute in vari Paesi europei e in Arabia.

Stando sempre al comunicato stampa della Guardia di Finanza e della Questura di Roma, le plurime indagini hanno evidenziato  vere e proprie trasferte per furti, truffe e rapine con autovetture noleggiate mediante l’esibizione di documenti falsi verso piccoli centri abitati della Calabria, della Basilicata e della Sicilia.

Luoghi in cui, perlopiù le donne del gruppo, si introducevano indebitamente nelle abitazioni di persone anziane da raggirare e “ripulire” di oggetti preziosi, denaro, carte bancomat, carte di prelievo dei libretti postali, con i relativi Pin, utilizzando gli stratagemmi più disparati.

Arraffato il bottino, si allontanavano dal luogo del furto dirigendosi verso altri centri abitati ove effettuavano prelievi di contante dagli sportelli Bancomat, utilizzando le Carte indebitamente sottratte alle vittime.

Secondo i finanzieri e i poliziotti, i Goman sarebbero specialisti anche delle truffe informatiche sulla piattaforma e-commerce subito.it.

Dopo aver pubblicato annunci di articoli in vendita, le vittime venivano contattate da finti acquirenti che proponevano come modalità di pagamento, il cosiddetto prelievo S.O.S. (Servizio che in una situazione di emergenza permette ai correntisti di autorizzare soggetti terzi al prelievo di contante presso gli ATM) e le convincevano a recarsi presso ATM di alcuni Istituti di credito per ricevere l’accredito della somma pattuita.

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Una volta inserita la propria carta i malcapitati venivano istruiti telefonicamente a compiere alcune procedure, a seguito delle quali, anziché ricevere denaro, ricaricavano inconsapevolmente le carte Postepay dei malviventi.

Dalle indagini è emersa la sistematicità e la professionalità di tali condotte criminose, per la cui realizzazione il gruppo si avvaleva di numerosissimi intestatari fittizi per le utenze telefoniche e per le carte postepay, nonché di una schiera di giovani soggetti incaricati dei successivi prelievi presso gli sportelli ATM.

I gregari, nella circostanza, venivano letteralmente “telecomandati” tramite le App di messaggistica Whatsapp o Telegram, ricevendo indicazioni e screenshot delle carte da utilizzare che, in linguaggio convenzionale, venivano indicate con i nomi “Gialla” e “Nera”, nonché dei pin da associare e delle somme da prelevare.

Tale operatività, freneticamente ripetuta anche nell’arco di poche ore e presso diversi sportelli, spesso abbinata all’intestazione allo stesso soggetto di più carte, ha consentito di movimentare volumi finanziari significativi.

Il clan è stato oggetto di clamore mediatico in seguito all’incidente stradale, accaduto la notte tra il 18 ed il 19 luglio 2022, sul Grande Raccordo Anulare (in prossimità dell’area di servizio Casilina Est), nel corso del quale, al termine di una folle corsa, a bordo di una costosa AUDI R8, perse la vita il giovane figlio di Kristijan Orsus.

Sulla base delle approfondite investigazioni economico patrimoniali svolte dagli specialisti della Divisione Anticrimine della Questura romana e del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Roma, che hanno ricostruito la posizione fiscale e tributaria, il Tribunale ha ritenuto sussistenti gli elementi per qualificare socialmente pericolosi due proposti, poiché con le loro condotte illecite avrebbero accumulato ingenti proventi, reinvestendoli, in parte, in società esercenti attività di rivendita di veicoli e bar in Roma e, in parte, nell’acquisizione di proprietà mobiliari, immobiliari e in polizze di pegno.

Dalle indagini, che hanno abbracciato l’arco temporale di oltre un ventennio, è emerso che essi, a fronte di un’assoluta sproporzione tra la complessiva situazione reddituale “dichiarata” e il patrimonio direttamente o indirettamente loro riconducibile, effettuavano importanti investimenti mobiliari, immobiliari e partecipazioni societarie, finanziati attraverso gli introiti derivanti dai traffici illeciti, conducendo un elevato tenore di vita, assolutamente incompatibile con l’assenza di redditi dichiarati.

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