GUIDONIA – Tmb senza autorizzazione, gli ambientalisti: “Abbiamo vinto”

Comunicato stampa del Comitato di Risanamento Ambientale

In riferimento all’articolo GUIDONIA – Tmb, l’autorizzazione dell’impianto rifiuti è nulla, dal Comitato di Risanamento Ambientale (CRA) riceviamo e pubblichiamo:

“Ancora una volta, dopo la sentenza del Consiglio di Stato del 14 ottobre scorso, i giudici amministrativi (stavolta del TAR) hanno accolto il ricorso delle Associazioni contro la Regione Lazio, sugli atti da essa prodotti tra il 2020 ed il 2024 a favore dell’attività dell’impianto TMB di Ambiente Guidonia srl.

Tutti gli atti regionali concessi al Gruppo Cerroni – e tutta la rete di importanti protezioni istituzionali di cui esso godeva (dai dirigenti regionali all’ex presidente del Consiglio Gentiloni) – all’interno della procedura iniziata nel 2015 e terminata nel 2024, sono da ritenersi totalmente illegittimi, ha sentenziato il TAR, annullando anche le ultime autorizzazioni al TMB del 2020-21 e del 2024.

Ora, la naturale conseguenza, per il TMB costruito nel cuore del Parco regionale dell’Inviolata di Guidonia, è che non può essere svolto il procedimento di “Riesame” in corso, essendo, appunto, stata annullata l’autorizzazione di cui godeva fino a ieri.

L’impianto per il trattamento dei rifiuti romani, tanto caro al bisindaco Gualtieri ed all’AMA spa, non è più autorizzato ad operare! Il Comune di Guidonia Montecelio è chiamato a far rispettare quanto deciso dalle sentenze, senza i consueti tentennamenti.

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La sentenza del TAR, pubblicata l’8 gennaio 2025, è innanzitutto una vittoria colossale delle pervicaci associazioni locali contro gli incompetenti e partigiani (a favore del profitto privato) amministratori pubblici.

Una lotta che ha avuto inizio nel lontano 2010, quando fu rilasciata l’originaria AIA senza il preventivo parere obbligatorio e vincolante della Soprintendenza, in seguito alla quale l’impianto TMB finì sotto processo arrivando ad una sentenza penale, passata in giudicato, con la quale venne dimostrato, dopo un’attenta e lunga istruttoria, che l’AIA del 2010 fu rilasciata in “violazione di legge”.

E’ sulla base di questo giudizio penale che la Regione – ovvero l’allora “supercompetente” dirigente Flaminia Tosini – cercò attraverso una fantasiosa procedura amministrativa di sanare l’atto, oggi finito sotto la scure dei giudici amministrativi, tenacemente chiamati ad esprimersi dalle associazioni.

Ci preme inoltre ricordare che la realizzazione dell’impianto in un’area tutelata e altresì preziosa sotto vari profili archeologici, paesaggistici e naturalistici, ebbe inizio con la volontà premeditata di realizzarlo proprio dentro quest’area protetta, arrivando a riperimetrare il Parco attraverso un’operazione folle e che oggi si è rivelata controproducente per chi ha voluto fare questa scelta, ovvero costruire un impianto di rifiuti all’interno di un’area vincolata.

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Va da sé che il rischio di impresa, che una società è tenuta ad assumersi, è stato elevato.

Ed è inutile affermare che ora l’impianto è esistente e in quanto tale va messo comunque in esercizio. Noi rispondiamo che gli impianti di trattamento rifiuti, qualora siano rispondenti all’economia circolare, vanno costruiti nelle aree idonee e non dentro i parchi e non ci può essere né ci sarà mai alcuna tolleranza rispetto a queste folli scelte imprenditoriali, in collusione con gli Enti pubblici.

Sappiamo bene che la battaglia non finisce qui, ma un altro tassello importante è stato posto a vantaggio di chi vuole tutelare il territorio contro gli speculatori privati “aiutati” dalla connivenza di amministratori regionali e provinciali, che tutto fanno tranne che gli interessi pubblici, come dimostrato da queste due ultime sentenze amministrative (del CdS e TAR) dopo quelle penali.

La lotta continua, fino al risanamento dell’area dell’Inviolata ed alla cacciata degli speculatori dal nostro territorio!”.

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