GUIDONIA – Rami in fuga per 17 chilometri: solidarietà del Sindacato ai Carabinieri feriti

Il rocambolesco inseguimento del 21enne di origini tunisine. Il NSC: "Uno stillicidio senza fine"

“Un allarme che non possiamo più ignorare!

Siamo di fronte ad un’escalation preoccupante di atti di violenza ai danni delle forze dell’ordine, un fenomeno che non può essere sottovalutato. Questi episodi, sempre più frequenti e aggressivi, non sono semplici incidenti isolati, ma riflettono un profondo malessere sociale e una crescente disaffezione nei confronti delle istituzioni.

Così la Segreteria Provinciale di Roma del Nuovo Sindacato Carabinieri commenta la notizia riportata in esclusiva dal quotidiano on line Tiburno.Tv del rocambolesco inseguimento per 17 chilometri da parte delle gazzelle dell’Arma di cui martedì 21 gennaio si è reso protagonista Rami, 21enne nato in Italia da genitori tunisini residente a Guidonia (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).

In un comunicato stampa diffuso ieri, giovedì 23 gennaio, la Segreteria Provinciale NSC di Roma esprime la propria vicinanza ai due carabinieri della stazione di Sant’Angelo Romano rimasti feriti e trasportati in ospedale con lesioni giudicate guaribili in 5 e 7 giorni.

“Le radici di questo problema sono molteplici e complesse – si legge nel comunicato del Nuovo Sindacato Carabinieri – La disuguaglianza sociale, diffusione di discorsi d’odio e la polarizzazione politica creano un terreno fertile per la violenza e la radicalizzazione. I media, spesso alla ricerca del sensazionalismo, contribuiscono ad alimentare un clima di tensione e diffidenza nei confronti delle forze dell’ordine.

Le conseguenze di questa escalation sono gravi e dirette. Gli operatori di polizia, chiamati a garantire la nostra sicurezza, sono costretti ad operare in un contesto sempre più pericoloso.

Le aggressioni subite non solo mettono a rischio la loro incolumità fisica, ma minano anche il loro morale e la loro capacità di svolgere il proprio lavoro. Inoltre, questi episodi creano un clima di paura e insicurezza nella popolazione, erodendo il tessuto sociale e minacciando la convivenza civile.

È necessario garantire agli agenti di polizia gli strumenti e le risorse necessarie per svolgere il loro lavoro in sicurezza. Ciò significa investire in equipaggiamenti all’avanguardia, fornire una formazione adeguata e costante, e garantire un adeguato supporto psicologico”.

Secondo le prime informazioni raccolte dal quotidiano on line Tiburno.Tv, verso le 19 di martedì Rami era al volante di un’Alfa Romeo sulla quale viaggiava anche una ragazza di 17 anni italiana, anche lei residente a Guidonia Centro (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).

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Pare che la berlina sia stata notata nel Centro cittadino da una pattuglia dei carabinieri della stazione di Sant’Angelo Romano durante un servizio di controllo del territorio.

A quel punto, Rami non si sarebbe fermato all’alt fuggendo lungo via di Casal Bianco, la strada provinciale che collega Guidonia a Settecamini.

Un inseguimento durato circa 17 chilometri, fino a Setteville Nord quando il ragazzo alla guida ha imboccato via Valle dell’Aniene rendendosi protagonista di una serie di manovre azzardate nel centro abitato per seminare le gazzelle dell’Arma sopraggiunte anche dalle stazioni di Tivoli Terme, Guidonia e Settecamini.

Giunta all’intersezione con via Marco Simone l’Alfa Romeo ha percorso metà rotatoria infilandosi in via Fonte Mazzarola, una strada privata chiusa da una sbarra nel territorio del Comune di Roma.

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Secondo quanto ricostruito dagli agenti del IV Gruppo della Polizia di Roma Capitale, l’Alfa ha terminato la corsa contro un ostacolo fisso e il 21enne è stato trasportato su un’ambulanza del 118 al pronto soccorso dell’ospedale Madre Giuseppina Vannini di Roma.

Ma in ospedale sono finiti anche i due carabinieri di Sant’Angelo Romano impegnati nell’inseguimento.

“Il sistema giudiziario – si legge sempre nel comunicato del Nuovo Sindacato Carabinieri – deve garantire che chi aggredisce le forze dell’ordine sia punito con la massima severità. Le pene previste per questi reati devono essere adeguate e certe, in modo da scoraggiare i potenziali aggressori.

È fondamentale investire nella prevenzione, promuovendo programmi educativi nelle scuole e nelle comunità per favorire il rispetto delle istituzioni e la cultura della legalità.

Non possiamo permettere che la violenza diventi la normalità.

Chiediamo alle istituzioni di agire con determinazione e di mettere in campo tutte le risorse necessarie per affrontare questa emergenza: urge l’approvazione del decreto sicurezza”.

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