Dalla clinica in ospedale con la scabbia “Decimato” il reparto di Medicina

La chiusura è stata disposta dalla Direzione generale dell’Asl Roma G per permettere la disinfestazione del padiglione obsoleto, che in un colpo solo ha perso la disponibilità di undici infermieri e due medici, tutti contagiati dall’anziano paziente.
Secondo la ricostruzione effettuata dalla Direzione Strategica Aziendale, l’anziano sarebbe giunto in pronto soccorso alle quattro del pomeriggio di martedì 16 ottobre. I sanitari della clinica di Tivoli in cui era ricoverato si erano resi conto che il paziente faticava a respirare, tant’è che in pronto soccorso gli avevano diagnosticato il riacuttizarsi di una broncopneumopatia cronica ostruttiva e uno scompenso cardiaco congestizio. Così l’indomani mattina l’anziano era stato ricoverato in Medicina Uomini, ma durante la degenza infermieri e medici avevano notato delle manifestazioni cutanee che potevano essere riferite a scabbia.
A “ingannare” i sanitari in un primo momento sarebbe stato un esame effettuato qualche giorno prima del ricovero a Tivoli presso l’Istituto “Regina Elena – San Gallicano” di Roma, dove la ricerca degli acari su prelievo cutaneo aveva dato esito negativo.
A scanso di equivoci, il 24 ottobre l’anziano era stato nuovamente sottoposto a visita dermatologica a Tivoli e in quel caso la diagnosi di “sospetta acariasi” aveva preso corpo. A quel punto, come prescrive la normativa vigente, il caso era stato immediatamente denunciato all’Osservatorio Epidemiologico e il paziente messo in isolamento nel Reparto di Osservazione breve del Pronto soccorso e sottoposto a specifica terapia farmacologica.
Nel frattempo, però, sono risultati contagiati anche i sanitari e venerdì 2 novembre i sospetti di un altro caso di scabbia si sono concentrati su un paziente romeno, anche lui trasferito a scopo precauzionale nella stanza isolata appositamente allestita nell’ex reparto di Otorino.

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