A presentarci questa ricetta semplice e gustosa è Vittorio Morelli, 49 anni, geologo e impiegato nelle Ferrovie dello Stato, che anche questanno festeggerà la Pasqua seguendo la tradizione e gustando la fragranza di questa pizza speciale insieme alla sua famiglia. La sua passione per la cucina nasce non solo dallessere un vero buongustaio ma anche dallo studio attento del mondo enogastronomico: è anche enologo e degustatore di birre. Ma Vittorio è soprattutto un santangelese doc. e da anni si impegna per il recupero e la valorizzazione dei prodotti e delle ricette locali attraverso il blog di cui è autore e cofondatore, geologia e cucina, che per lui sono due materie in bilico tra scienza e arte, due linguaggi diversi per raccontare uno stesso territorio. Non sempre si pensa che ci siano forti legame tra geologia e cucina, che possono risultare, a volte, sorprendenti: legami fatti di luoghi e di tradizioni, di prodotti e di persone, ma anche di storie e di leggende scrive.
Ingredienti
1,5 kg di farina 6 uova 150 g di olio 150 g di acqua
Sale e anice q.b. 50 g di lievito
Su una spianatoia disporre la fontana di farina e unire le uova allinterno. Aggiungere lolio, il sale, lanice, il lievito e lacqua e impastare il tutto fino ad ottenere un impasto morbido. (Per favorire il processo di lievitazione si può sciogliere prima il lievito con un po dacqua tiepida e un cucchiaino di zucchero e poi unirlo allimpasto). Dividere limpasto in più panetti, coprirli e farli lievitare in un luogo caldo.Una volta lievitati, spianate i panetti con la punta delle dita ricavando dei dischi alti 2 cm da disporre su una teglia di 30 cm di diametro foderata di carta forno. Arare i dischi di pasta praticando dei solchi con le dita o con un ditale (i solchi possono essere paralleli, a stella o rotondi).Tra i solchi più grandi praticare dei fori più piccoli con la forchetta. Infornare a 250° per circa 20 minuti.
Curiosità
Il nome Varata è un termine dialettale per indicare arata e deriva dai solchi praticati con le dita sul disco impastato, che ricordano quelli dellaratro, a cui si aggiungono altri piccoli fori praticati con la forchetta che rappresentano i semi.
Dopo la cottura, i solchi consentono di spezzarla facilmente con le mani, oltre a simboleggiare il significato di rinnovamento e augurio per la nuova stagione dopo il periodo quaresimale.
Spesso la forma dei solchi lasciati con le dita cambia a seconda della famiglia. Si tratta di unusanza legata ai tempi in cui le pizze venivano cotte tutte insieme nel forno del paese e che permetteva a ognuno di riconoscere la propria.