Recovery fund
Dai ministeri sono arrivati ben 577 progetti che il Governo dovrà scremare in modo che arrivino davvero i soldi europei attraverso il Recovery Fund, quei “famosi” 200 e passa miliardi di euro per risollevare la nostra economia. Ora va selezionata questa cospicua mole di idee (tutte necessarie, in verità). L’intenzione del presidente del Consiglio Conte è quella di concentrarsi su alcune soluzioni strategiche: ha disegnato quindi una serie di linee guida per definire il piano e accedere ai fondi europei, come sottolineato in una lettera inviata ai presidenti di Camera e Senato, ribadendo che si tratta di “un’occasione storica, per la quale serve il dialogo di tutti”.
Quali sono i progetti “giusti”, diciamo così, che prima di tutto devono avere un impatto positivo su crescita del Pil potenziale e sull’occupazione?
Palazzo Chigi ha individuato sei aree di intervento su cui si attiverà il Pnrr, ovvero il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza, strutturato su una quarantina di pagine. Si tratta di: * digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo, realizzando inizialmente il 5G in 100 città italiane; * rivoluzione verde e transizione ecologica, qui è prevista per esempio la proroga del superbonus 110% fio al 2024; * Istruzione, formazione, ricerca e cultura, con il potenziamento del diritto allo studio; * Infrastrutture per la mobilità, con il via libera tra l’altro alla controversa alta velocità Torino-Lione (i 5 Stelle si sono sempre dichiarati contrari… e dunque?); * Salute, cioè obiettivo di ammodernare gli ospedali, che siano sicuri, sostenibili, digitali, tecnologici (qui servirebbero circa 35 miliardi di euro, più o meno la cifra che potrebbe arrivare dal Mes (se nella maggioranza fossero tutti d’accordo); * Equità sociale, di genere e territoriale.