Sull’allarme relativo ai cambiamenti climatici che si ritengono essere causati dall’aumento di emissioni di anidride carbonica, il mondo continua a pensarla in modo diverso.
Oltre la discussione in sede scientifica ancora tutta aperta (non è vero ci sia unanimità e anche se ci fosse la verità scientifica non è un fatto sussumibile attraverso la democrazia) la discussione è tutta sui modelli di sviluppo.
Ma a differenza del Novecento, mentre il dibattito permanente che culminava con la Guerra Fredda era diretto a scelte sul modo di condurre la vita sociale e soggettiva, quella di questo terzo millennio paventa la palingenesi se le misure non saranno adottate per tempo.
Mentre nell’Occidente, ora anche gli States, si dice oramai “il tempo è scaduto dobbiamo scegliere un modo diverso di produrre”, in India e Cina questo tempo non è ancora scaduto. Il completamento delle loro industrializzazioni ha bisogno di conservare il sistema legato al carbone. L’accelerazione a scelte diverse è praticamente impossibile. Patetiche le scelte di rimboschimento promesse da Joe Biden, quasi a farsi perdonare i peccati del suo predecessore. Anche il risultato del vertice di Glasgow è arrivato al suo meglio a questa risibile conclusione.
L’Europa nel ruolo di prima della classe appare addirittura irritante agli occhi orientali. L’Europa è stata inventata dall’industria. L’Occidente ha più di due secoli di peccati mortali per l’ambiente. Ed erano tempi in cui si inquinava con la certezza dell’impunità. Anche le grandi spinte avverse al capitalismo si fermavano davanti l’occupazione che prospettavano le grandi industrie. Agli occhi dei comunisti di metà Novecento gli ambientalisti erano borghesi che avevano il bene di esprimersi con la libertà concessa dalle loro buone famiglie, ma in contraddizione con l’obiettivo di rafforzare la classe lavoratrice.
Tutto questo per dire che l’ambientalismo esiste da diversi decenni ma non ha mai avuto tanti consensi come oggi. Quel che fa impressione oggi è che questa grande spinta ambientalista è sostenuta dalla maggior parte della classe governativa del mondo. (Lo dimostrano le conclusioni del G20 a Roma e di COp26 a Glasgow. In quest’ultima sede anche qualche super industriale illuminato ha partecipato mettendo la sua e aprendo il portafoglio, oltre che il cuore, per questa importante causa).
Tutto questo non serve però se il carbone viene utilizzato in Cina con aumento di produzione pari a oltre un milione di tonnellate. Se la Cina continua a decidere per suo conto i sacrifici dell’Occidente sono vani.
Ma nelle premesse appena sottaciute dai due vertici c’è la continua richiesta da parte della Cina di essere lasciati in pace su Taiwan e su Hong Kong. I due piani non sono messi in connessione ma i tempi del dibattito lasciano da pensare che lo sono.
Se per qualsiasi buona ragione al mondo gli Stati Uniti dovessero cedere alla Cina sulle libertà non ci sarebbe al mondo nessun altro in grado di esserne portavoce. E questo darebbe un’aria veramente irrespirabile.