Tivoli. Panino al prosciutto

La vita nell’antica Tibur scorre via come in un romanzo di Charles Bukowski  

Nell’antica Tibur le giornate scorrono via velocemente fra traffico, commissioni, corse al supermercato, pensieri, preoccupazioni e sogni. In questo quotidiano tourbillon, si mescola la vita dei tiburtini costretti a varcare i confini della città per andare a lavoro. Alle prime luci dell’alba, la stazione ferroviaria inizia a popolarsi, le strade sono invase dal profumo di cornetti e caffè proveniente dai diversi bar, assonnati fruttivendoli scaricano la merce mentre qualcuno alla fermata del bus inganna l’attesa consumando una sigaretta. Il viaggio, il lavoro, l’arretrato e le richieste del capo rendono intense le ore lavorative negli uffici, negli ospedali, nelle caserme e in tanti altri luoghi di lavoro. Il tempo, quindi, si trasforma in un tiranno che non concede la pausa pranzo. Liberi professionisti impegnati nella ristrutturazione di un immobile, austisti dei bus costretti a rispettare l’orario e lo studente con l’esame di Diritto Penale spostato al pomeriggio sono obbligati a “rifugiarsi” in un veloce panino al prosciutto, il medesimo che non riesce a consumare il ragazzo della cartolibreria, piantato dalla bella bionda decisa a trasferirsi a Milano per inseguire un sogno da star tv. Il panino al prosciutto lo divorano di fretta due prossimi sposi, costretti allo straordinario, per andare a vivere in affitto in una casa più grande dato che a breve saranno in tre. Anche a Tivoli la vita è dura, crudele, tenera e disperata. La vita da queste parti è come un celebre romanzo di Charles Bukowski, Panino al prosciutto.

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FGI

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