GUIDONIA – Vigili urbani assolti, il Comune rimborsa le spese legali dopo 8 anni

Li denunciò un agente della Stradale per non aver sottoposto all’alcooltest un pedone col quale litigò. Una vicenda surreale per la quale ora l’Ente paga 18 mila euro

Assolti perché il fatto non è previsto dalla legge come reato.

Era il primo luglio 2014, quando il Tribunale di Tivoli prosciolse tre agenti della Polizia Locale di Guidonia Montecelio – un maggiore e due vigili urbani – dall’accusa di omissione di atti d’ufficio. Oggi, come previsto dalla legge, il Comune liquida 18 mila 779 euro e 13 centesimi per rimborsare le spese legali sostenute dai dipendenti che per anni avevano richiesto invano i soldi all’amministrazione Barbet.

Undici anni fa a mettere nei guai i tre vigili urbani con una denuncia all’allora Procuratore Capo Luigi De Ficchy era stato un 36enne assistente della Polizia Stradale protagonista di un litigio per motivi di viabilità avvenuto proprio davanti al Comando della Polizia Locale di Guidonia Montecelio.

Verso le 17 del 4 novembre 2011 il poliziotto percorreva via Roma al volante di una Opel Corsa. Nel frattempo da via Silvio Scaroni si immetteva una Hyundai Accent sulla quale viaggiava come passeggero un 38enne italiano di Guidonia, già noto alle forze dell’ordine.

Pare che alla guida ci fosse il fratello e a bordo viaggiassero anche altri due amici. Il poliziotto della Stradale riferì che per evitare la collisione riuscì a “scartare” la Hyundai superandola a destra e a quel punto sarebbe nata la discussione.

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Secondo la versione del 38enne guidoniano, il rivale si sarebbe lasciato scappare una frase del tipo: “Sono un poliziotto, faccio come mi pare e ti rompo il c…”.

Secondo il poliziotto, il 38enne alla vista del tesserino avrebbe reagito dicendo: “Che c… ci fa con quello – riferendosi al distintivo – ce l’ha anche mio nipote”.

Le urla dei due litiganti non sfuggirono ai vigili urbani. Così dal Comando di Polizia locale accorsero il maggiore e due agenti per sedare la lite, ma della Accent con le altre due persone a bordo non c’era già più traccia.

Sul posto i tre vigili trovarono il 38enne, trattenuto dal terzo amico, mentre battibeccava col poliziotto. A quel punto lo stesso poliziotto consegnò ai tre vigili il numero di targa della Hyundai pretendendo che il 38enne fosse sottoposto all’alcoltest, convinto com’era di averlo visto al volante dell’auto e di averne avvertito l’alito vinoso.

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Così dopo aver identificato il 38enne e verificato che la targa annotata e fornita dal poliziotto corrispondeva ad una Opel Corsa intestata a un romeno residente a Campagnano, i vigili rimandarono a casa sia il 38enne che l’amico, senza “palloncino” avendolo sorpreso a piedi mentre litigava col 36enne.

Ma quarantott’ore più tardi l’agente presentò un’annotazione di servizio presso la Sezione di Polizia Stradale di Roma. Una denuncia in piena regola sia contro il “rivale” che nei confronti dei vigili urbani, “rei” di non aver generalizzato la persona in compagnia del 38enne guidoniano e di aver omesso l’alcooltest adducendo motivazioni ritenute inconsistenti.

Fatto sta che il 19 maggio 2011 il 38enne, difeso dall’avvocato Stefano Saccucci di Tivoli, fu assolto dal giudice Claudio Patruno perché il fatto non sussiste.

E il primo luglio dello stesso anno nei confronti dei tre vigili, assistiti dall’avvocato Augusto Colatei di Guidonia, il giudice Alberto Michele Cisterna dichiarò il non luogo a procedere perché il fatto non è previsto dalla legge come reato.

Alla fine pagano i contribuenti.

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