È Cristina Borro Marabitti, 43enne di Tivoli, originaria di Guadagnolo e Velletri ma che ormai da molti anni vive a Castel Madama, la poetessa che ha vinto un importante riconoscimento, “Ossi di Seppia”, 31° premio nazionale di poesia inedita, come migliore autrice della Regione Lazio.
Sposata con Nicandro e mamma di Athena, 16 anni e Anna di 12, dedica il suo tempo alla poesia, una passione che la accompagna da quando era bambina.
La poesia, infatti, è stato il suo rifugio quando era piccola per via dei suoi problemi di salute, e continua ancora oggi ad essere un modo per mettere per iscritto le sue sensazioni ed emozioni, lasciando scivolare la penna sul foglio bianco, dove il componimento poetico prende forma.
Ma in tutto questo non è sola, infatti, oltre alla sua famiglia, ci sono le sue amiche a sostenerla durante le presentazioni dei suoi libri: insieme si chiamano le Fantastic Five, con Emanuela Colasanti, Jennifer Sciarretta, Marina Monaco, Lucrezia Corboz, e grazie a loro ha scoperto un nuovo mondo, come una boccata d’aria fresca.
Quando inizia la sua passione per la poesia?
Avevo 10 anni e nel mio passato, già da piccolina, ho avuto problemi di salute, scrivere era un metodo per arginare un dolore interno che faceva male
Come nasce la sua poesia? Qual è il processo di creazione?
Ero fuori il barcone di casa a Villa Adriana con la mia mamma, è stata proprio lei a propormi di scrivere una poesia e da lì è uscita fuori la prima, intitolata Il Sole, che ancora ricordo a memoria, l’unica che ricordo a memoria.
Credo che quel giorno mia madre avesse visto in me un dono, avrò scritto all’incirca una ventina di poesie e poi non ho più scritto mettendole risposte infondo ad un cassetto
Perché non ha più scritto?
Crescendo ho dato priorità ad altre cose, tra cui la mia salute, il fato aveva deciso di farmi diventare grande prima del tempo e così smisi.
Dopo la scomparsa improvvisa di mio padre il 13 agosto del 2023 ripresi a scrivere, era l’unico modo per curare quel dolore immane e medicare ogni giorno la mia anima.
Il processo di creazione di una poesia ancora oggi qual è?
A casa oppure ovunque sono. Se c’è ispirazione, prendo e scrivo, lo faccio nei momenti bui e nei momenti belli.
Sono molto empatica scrivo quello che sento e percepisco attraverso altre persone. Adesso sto lavorando sul terzo libro che consiste in poesie speciali, non posso dire più di tanto, sono un po’ teatrali.
Quanti libri ha scritto?
Ho scritto il primo, All’improvviso, nel 2023. Adesso sta per uscirne un altro, spero per marzo, e sto scrivendo il libro di poesie speciali.
Inoltre, vorrei dedicarmi come possibile a un libro sulla mia vita, tutto quello che ho passato in questi 43 anni.
Qual è il suo libro preferito, tra i suoi e in generale?
Non ho un libro preferito, ogni libro è una lezione di vita, e ognuno ha un significato preciso che sia fantasia o realtà. L’autore esprime semplicemente quello che sogna, quello che vorrebbe vivere, o quello che sta provando sulla propria pelle. Un po’ come le mie poesie, una diversa dall’altra.
Ha una poesia preferita o un poeta preferito?
Quando sono arrivata seconda alla prima edizione di Casteju Ghost Talent, i giurati mi dissero che la mia poesia sulla famiglia ricordava molto lo stile trilussiano, non avevo mai letto nessuna poesia di Trilussa e non conoscevo il suo stile.
Dopo quell’esperienza sono andata a documentarmi e devo dire che abbiamo lo stesso stile, ma solo quando scrivo in romanesco, come la poesia che ha vinto il premio speciale della Regione Lazio, scritta in romanesco, che parla proprio dell’uguaglianza: “Siamo Tutti Uguali” è il titolo, proprio perché siamo tutti uguali in questo mondo, il politico, il ricco, il povero.
Il premio più emozionante che abbia mai ricevuto?
Al momento il premio speciale, “Ossi di Seppia” e soprattutto quello della raccolta poetica “All’improvviso”, premio di poesia, narrativa, teatro e pittura presso il teatro Luce dell’Arte di Roma, quando vinsi il premio finalista ricevendo la medaglia e tanti complimenti dal presidente.
Infatti mi disse che il mio libro di poesie è molto bello, perché racchiude tematiche sociali, tra cui la violenza sulle donne, e il bullismo e molte altre cose.
Programmi per il futuro?
Continuerò a scrivere finché avrò ispirazione. Credo che ognuno di noi nasca per lasciare qualcosa di bello ed io vorrei lasciare una piccola impronta in questa vita, soprattutto nel cuore di ogni lettore, vorrei solo che le mie poesie possano essere una carezza per l’anima e coraggio per chi ne ha bisogno. Non Voglio dare lezioni di vita, solo speranza perché per me non muore mai.
E poi, le mie poesie parlano anche di valori e i valori per me sono la base di ogni educazione e di rispetto verso ogni essere vivente. Purtroppo vedo che vengono sempre meno e spero che ogni genitore possa insegnarli e imporli a ogni figlio con amore, perché i valori non sono una moda ma uno stile di vita importante.
Un sogno nel cassetto?
Il mio sogno era crearmi una Famiglia e grazie a Dio ci sono riuscita. Per il resto, il mio obbiettivo è scrivere ogni giorno, poi chi lo sa cosa succede domani. Spero tante cose belle.
Un evento o un episodio che non scorderà?
Ogni evento è stato unico perché mi fatto conoscere persone diverse, ma in realtà c’è un giorno speciale che costudisco nel cuore.
Avevo 16 anni e, insieme a mia madre Aleandra, ho incontrato Papa Wojtyla nella sua stanza a Roma nella basilica di San Pietro, e quel giorno gli regalai la mia poesia dedicata alla Vergine Maria.
Non lo dimenticherò e soprattutto non dimenticherò l’emozione che ho provato standogli accanto.
Cristina e sua mamma all’incontro con il Papa
(Camilla Nonni)