MONTEROTONDO - Gli studenti intervistano i protagonisti della lotta alle mafie

In Aula consiliare il Procuratore di Tivoli, il responsabile di “Libera” e l’autore di “Il mio nome è Balbir”

Le mafie si combattono con la cultura, con la formazione, con lo studio, col porsi domande critiche sulla realtà.

Il messaggio è arrivato forte e chiaro agli studenti di terza media dell’Istituto Comprensivo “Monterotondo – Via Bruno Buozzi 18” che lunedì 10 marzo nell’Aula consiliare di Palazzo Orsini si sono confrontati con chi le Mafie le combatte per professione e spirito di vocazione.

 
 

Organizzatori e ospiti dell’evento “Incontro sulla Legalità” tenutosi lunedì in aula consiliare a Monterotondo

L’occasione è stata “Incontro sulla Legalità”, un evento organizzato dalla Professoressa Rosa Apa, Dirigente dell’Istituto Comprensivo “Buozzi”, insieme alla Referente d’Istituto per la Legalità, la Professoressa Antonella Carolis.

Gli alunni hanno incontrato alcuni esponenti di spicco nella lotta contro le mafie e le agromafie del territorio laziale: Francesco Menditto, Procuratore Capo della Procura di Tivoli, Gianpiero Cioffredi, responsabile di “Libera” Lazio, Marco Omizzolo, sociologo, scrittore e docente, autore del libro “Il mio nome è Balbir”.

L’incontro è stato moderato dalla Dirigente Rosa Apa e dal giornalista della Rete #NoBavaglio Marco Bisso.

Hanno partecipato il Sindaco di Monterotondo Riccardo Varone, il Capitano Carmine Rossi, Comandante della Compagnia Carabinieri di Monterotondo, e l’Assessora alle Politiche Educative, formazione professionale e Lavoro del Comune di Monterotondo, Isabella Bronzino.

Tema dell’incontro la storia di Balbir, bracciante-schiavo ribellatosi alla sua condizione, dal lui stesso narrata, insieme a Marco Omizzolo, nel libro dal quale gli alunni dell’Istituto hanno preso spunto per rivolgersi ai presenti.

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Nel rispondere alle interessanti domande poste dai ragazzi, Marco Omizzolo ha raccontato la sua esperienza di infiltrato nella comunità di lavoratori indiani, residenti “invisibili” in condizione di effettiva schiavitù nella provincia di Latina.

Ha spiegato come le agromafie condizionino in modo criminale la vita di questi uomini e donne (ricordando anche la figura del bracciante Satnam Singh, feritosi sul lavoro, scaricato senza alcuna pietà dal suo “padrone” davanti casa e morto per dissanguamento) e come queste organizzazioni abbiano fondato sulla disumanizzazione un immenso business, che si infiltra nei gangli economici e politici e finanziari del territorio, facendo spiccare ancora di più la figura di Balbir e la sua coraggiosa denuncia contro un “padrone” ma anche contro un intero sistema che, sostiene Omizzolo, è alimentato dalla nostra indifferenza.

Gianpiero Cioffredi ha illustrato ai ragazzi le tante possibilità di impegno offerte da “Libera” e ha presentato il Centro Multimediale recentemente aperto a Roma, sottolineando come la legalità non sia un obiettivo, ma uno strumento della giustizia sociale.

Marco Bisso si è fatto portavoce della proposta di creare, a Monterotondo, un presidio di “Libera”, proposta favorevolmente accolta dalla Assessora Isabella Bronzino, che ha osservato come i diritti alla base dell’esperienza di “Libera”, che si richiamano alla Carta Costituzionale, siano in continuità con quelli della Resistenza, particolarmente viva nel territorio eretino.

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Il Comandante della Compagnia Carabinieri Carmine Rossi ha espresso l’urgenza di lavorare sulla mentalità mafiosa, sottolineando come, a Monterotondo, il tessuto sociale sia dotato di anticorpi forti, la sicurezza del paese sia partecipata, la comunità faccia squadra.

Questo è stato senza dubbio il messaggio che tutti i relatori hanno ritenuto essenziale trasmettere alle giovani generazioni: ogni sistema criminale può essere sconfitto insieme, attraverso la coesione sociale e la cittadinanza attiva.

In tal senso il Procuratore Francesco Menditto, dopo aver delineato l’attuale situazione delle organizzazioni malavitose infiltratesi nel territorio laziale, ha invitato i ragazzi a mettere in atto una serie di comportamenti virtuosi: vigilare, segnalare, scegliere.

Proprio in riferimento alla comunità, ha ribadito l’importanza di restituirle ciò che le spetta attraverso le confische, vero valore aggiunto della legislazione italiana, rivendicato anche all’estero. Infine, gli invitati si sono congedati dalla giovane assemblea affidandole un ulteriore messaggio: le mafie si combattono con la cultura, con la formazione, con lo studio, col porsi domande critiche sulla realtà.

L’incontro si è concluso con la consegna, a Marco Omizzolo, di una lettera scritta da alcuni ragazzi a Balbir: senza dubbio, un buon inizio.

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