Per almeno un biennio avrebbe fatto man bassa di appalti per il rifacimento stradale. Ma di asfalto ne avrebbe utilizzato ben poco, molto meno del previsto per risparmiare e guadagnare di più.
Così all’alba di ieri, martedì 27 maggio, la Guardia di Finanza di Roma ha eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le indagini preliminari Flavia Costantini a carico di Mirko Pellegrini, detto “Mister Asfalto”, 46enne imprenditore di Frascati e dominus di una rete di società, tra le quali “La Fenice srl”, “Ellepi srl”, “Cogefen srl”, “Road 95 srls” e la “L.D.P Strade srl”.
Pellegrini è finito in carcere con le accuse di turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione, falso, bancarotta fraudolenta e riciclaggio.
Sono 7 le gare nel mirino della Guardia di Finanza.
Su tutte spicca l’intervento di adeguamento mediante raddoppio di Via Marco Simone finanziato da Astral in occasione della “Ryder Cup”, il mondiale di golf organizzato al Marco Simone Golf & Country Club dal 29 settembre al 2 ottobre 2023.
A realizzare i lavori finanziati da Astral è stata la “L.D.P Strade srl”, azienda riconducibile a Pellegrini che si era aggiudicata l’appalto col 35% di ribasso.
Gli inquirenti ipotizzano che per risparmiare sui materiali sarebbe stato applicato solo uno strato sottile di asfalto, col risultato che in pochissimo tempo il manto stradale ha iniziato a sfaldarsi e i tombini a divenire fatiscenti e pericolanti (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).
Insieme a “Mister Asfalto”, il Giudice Flavia Costantini ha disposto la reclusione in carcere anche per il fratello 39enne Simone Pellegrini e per altre tre persone: Flavio Verdone, 45 anni, Roberto Filipponi, di 63, e Alessandro Di Pietrantonio, di 54.
Nelle indagini compare anche una decina di prestanome e nove tra funzionari e tecnici comunali più uno dell’Astral, l’agenzia regionale per la viabilità.
Gli investigatori ipotizzano che Pellegrini abbia leso la libera concorrenza ed alterando l’ordinato svolgimento delle gare con un sistema rodato.
L’imprenditore avrebbe fatto figurare quali offerenti società amministrate da prestanome ma in realtà riconducibili al suo gruppo associativo.