TIVOLI – Separazione delle carriere, la Camera Penale spiega le ragioni del “Sì”

Referendum Giustizia, venerdì 12 dicembre gli avvocati incontrano i cittadini a Largo Cesare Battisti

La Camera Penale di Tivoli inizia la campagna verso il Referendum sulla Giustizia per la separazione delle carriere dei magistrati.

Domani, venerdì 12 dicembre, dalle ore 11 alle ore 19 gli avvocati penalisti saranno a Largo Cesare Battisti, nel Centro storico della Città dell’Arte, per incontrare i cittadini e sostenere le ragioni del “sì” al Referendum per la separazione delle carriere.

L’iniziativa rientra nell’ambito di “129 Piazze per il Sì”, la campagna lanciata dall’Unione delle Camere Penali Italiane che prevede banchetti in 129 piazze, una per ogni Camera Penale territoriale: realtà radicate nelle loro comunità, impegnate ogni giorno nella tutela dei diritti e nel buon funzionamento della Giustizia.

“Il nostro obiettivo è chiaro – spiega  l’Unione delle Camere Penali Italiane – raccontare in modo semplice e trasparente cosa significa separare le carriere e perché questa riforma è fondamentale per una giustizia più terza, più credibile e davvero al servizio dei cittadini”.

Lo scorso 18 novembre la Corte di cassazione con un‘ordinanza – ha ammesso il referendum sulla riforma costituzionale che prevede la separazione delle carriere dei magistrati, approvando la formulazione del seguente quesito:

«Approvate il testo della legge costituzionale concernente “Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare” approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 253 del 30 ottobre 2025?»

Da parte sua la Camera Penale di Tivoli ha divulgato il cosiddetto Decalogo del “Sì”.

Dieci buone ragioni per dire SÌ alla separazione delle carriere e per una giustizia più giusta, terza e credibile

  1. Un giudice terzo è la prima garanzia di libertà

Perché senza un giudice terzo non ci può essere il necessario riequilibrio del potere del Pubblico Ministero.

Il giudice deve essere libero da ogni vincolo e da ogni influenza, distinto da chi esercita l’accusa. È un principio costituzionale e una condizione essenziale di libertà per tutti. La separazione delle carriere rafforza la figura del giudice e restituisce fiducia, equilibrio e credibilità alla giustizia.

  1. Ruoli diversi, stesse garanzie
LEGGI ANCHE  REGIONE LAZIO - Al via il bando per la sostituzione dei veicoli commerciali più inquinanti

Due carriere diverse, una sola giustizia al servizio delle persone.

Oggi giudici e pubblici ministeri appartengono alla stessa organizzazione, si valutano tra loro, condividono carriera e organo di governo. La riforma li distingue, rendendoli autonomi e complementari, e riportando chiarezza nel sistema. È così che la giustizia si declina in uno Stato di diritto democratico e liberale.

  1. Per un processo davvero equo, ad armi pari

Solo la parità delle parti garantisce i diritti di tutti.

Nel giusto processo accusa e difesa devono confrontarsi in condizioni di parità davanti a un giudice terzo e imparziale. Solo così la verità nasce dal confronto e non dall’autorità. Separare le carriere significa dare piena attuazione ai principi costituzionali del processo accusatorio e restituire ai cittadini la certezza di un giudizio fondato solo sulle prove e garantito da un giudice distante allo stesso modo da chi accusa e da chi difende.

  1. Come in tutte le democrazie liberali

L’Europa separa i ruoli, l’Italia deve colmare il ritardo.

In tutte le democrazie consolidate in Europa e nel mondo giudici e pubblici ministeri dipendono da organizzazioni distinte. L’Italia, che rappresenta oggi un’anomalia assoluta, deve finalmente allinearsi ai modelli liberali ed evoluti, non per imitazione, ma per coerenza con la propria Costituzione e con il principio di separazione dei poteri.

  1. Una giustizia che fa paura non è giusta

Chi crede nello Stato deve poter credere anche nella sua giustizia.

Quando i ruoli si confondono, la fiducia si incrina. Una giustizia che intimorisce o si chiude in se stessa smette di essere credibile. Separare le carriere significa renderla più trasparente, più vicina a chi chiede tutela e protezione. Perché la fiducia è la prima forma di giustizia, e la giustizia credibile è la base della democrazia.

  1. Separare per difendere autonomia e indipendenza del giudice

L’autonomia si protegge distinguendo i ruoli, non confondendoli.

Separare assicura l’autonomia del giudice rispetto al pubblico ministero e aiuta a difendere l’indipendenza della magistratura daogni condizionamento politico, ideologico o corporativo, rafforzando la sua funzione di garanzia. Una magistratura libera è una giustizia più forte: al servizio della verità e dei diritti, non del potere.

  1. Sorteggio dei componenti del CSM: più trasparenza e meno correntismo
LEGGI ANCHE  MONTEROTONDO - Rinvenuto un ordigno bellico, chiuso un tratto di via Salaria

La giustizia deve rispondere ai cittadini, non ai gruppi di potere.

Con il sorteggio dei componenti dei due CSM verranno superate le logiche del correntismo che condizionano nomine e carriere, facendo prevalere l’appartenenza sul merito e sulle competenze. Il CSM tornerà così organo di garanzia, come previsto dalla Costituzione, e non strumento di potere interno, capace di condizionare gli stessi magistrati che dovrebbe tutelare.

  1. Il Presidente della Repubblica, garante dell’equilibrio e dell’unità della giustizia

Il Capo dello Stato resta il custode della Costituzione e della libertà dei cittadini.

La riforma valorizza il suo ruolo di garanzia: il Presidente continuerà a presiedere entrambi i Consigli Superiori, assicurando coerenza e indipendenza per la magistratura. È il segno più alto di un equilibrio istituzionale che unisce, non divide: una giustizia ordinata e fedele ai principi della Repubblica e di uno Stato liberale.

  1. Un’Alta Corte per una giustizia che risponde a tutti

La giustizia deve essere trasparente nei confronti dei cittadini, non rendere conto solo a se stessa.

Chi amministra la giustizia deve rispettarne le regole come ogni cittadino. L’istituzione di un’Alta Corte disciplinare, autonoma e indipendente dai Consigli Superiori, i cui componenti saranno selezionati per sorteggio e in parte nominati dal Presidente della Repubblica, garantirà finalmente che le responsabilità dei magistrati siano valutate con terzietà e trasparenza. La credibilità nasce anche dalla responsabilità: nessuno è al di sopra della legge, tantomeno chi la applica.

  1. Una battaglia di libertà, non di potere

È la riforma di chi crede nella Costituzione e nella giustizia come servizio ai cittadini.

È la storica battaglia trentennale dell’Unione delle Camere Penali Italiane: non contro qualcuno, ma per tutti. Perché separare le carriere non è uno slogan, ma un atto di civiltà. Dire SÌ significa, restituire credibilità e autorevolezza alla magistratura, avere un processo più giusto e una giustizia più trasparente nell’interesse di tutti i cittadini.

Condividi l'articolo:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.