rinnovabili

Italia indietro nelle rinnovabili rispetto agli altri paesi dell’Unione Europea

Una ricerca congiunta Ember/Ecco rivela che la produzione elettrica nel nostro paese è ancora troppo legata alle fonti fossili

Nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, l’Italia è piuttosto indietro rispetto ad altri paesi dell’Unione Europea. Lo segnala una ricerca congiunta di due istituti di ricerca che si occupano di cambiamenti climatici, l’inglese Ember e l’italiana Ecco, secondo le quali, nel periodo dal 2015 al 2020, sono stati installati meno di 2 gigawatt di eolico e 3 gigawatt di solare. Il report ricorda anche che lo scorso anno sole e vento sono stati solo il 16,5% della produzione elettrica nazionale. Inoltre, evidenzia come il Piano energetico nazionale, Pniec, preveda un 55% di rinnovabili nella produzione elettrica fino al 2030, mentre altri Stati, come Austria, Danimarca, Germania, Portogallo, Spagna, Svezia, Olanda contano di arrivare almeno al 75% nello stesso anno. Non solo, per i consumi verso le rinnovabili, quelli italiani sono al 34% nell’uso complessivo delle fonti, mentre arrivano al 94% la Danimarca, al 72% l’Olanda e la Spagna, al 54% Portogallo e Germania, al 47% la Grecia. E, se di installazione di nuovi impianti eolici e solari c’è un paludoso rallentamento, le centrali a carbone vengono sostituite da quelle a gas. Per Ember e Ecco questa pratica risulta “tre volte più cara rispetto alle nuove centrali eoliche e solari”. Il Pniec, sostengono ancora, prevede al 2030 una produzione di 119 terawatt di elettricità dal gas, ovvero una delle quote più elevate in tutta l’Unione Europea, pari al 38% della produzione elettrica complessiva. Perché? I due istituti di ricerca sostengono che “il meccanismo italiano dei sussidi, finanziato con soldi pubblici, permette alle utilities (cioè le società che generano, trasmettono e distribuiscono servizi come elettricità, acqua e gas, ndr) di investire in nuove centrali termoelettriche dal 2024 al 2040, grazie a pagamenti fino a 70 euro al kilowattora”.

 

Condividi l'articolo:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.