Palombara – Per pagare il gioco, sequestrò l’amico del figlio. Condannato ad 8 anni

“Mio marito Massimo è una persona perbene, un buon marito ed un ottimo padre di famiglia – sottolinea la moglie del poliziotto Guidi, Mariagrazia Bernasconi, 49enne insegnante a Palombara Sabina – Un anno fa si macchiò di quel gesto di follia per la dipendenza da gioco. Ma in quel momento non era lui, vinto da quella che è come una droga”.

Guidi era diventato un malato di gioco in pochi mesi, da maggio a dicembre aveva dilapidato in una sala giochi di Palombara Sabina circa 40mila euro. “Era entrato in quella sala per curiosità e ne è uscito malato da gioco d’azzardo – racconta la moglie – Non ci siamo mai accorti di nulla. Mai aveva dato segni di squilibrio dovuti al suo vizio. Massimo ha tenuto nascosta questa storia a me, al figlio e ai suoi due fratelli – Forse se ne vergognava. Certo è che in paese se ne sono dette di tutti i colori, ma mio marito è un uomo stimato, un altruista”.
Guidi infatti in passato si è distinto in attività extralavorative. Nel seguire il figlio 16enne ha contribuito a sostenere la pallavolo di Palombara ed ha partecipato ad allestire un carro nella festa delle cerase, edizione 2010.

“Massimo ha diverse passioni, soprattutto nel mondo dello sport e dell’associazionismo – aggiunge la moglie – Era molto apprezzato anche dai suoi colleghi di lavoro al Viminale, dove svolgeva mansioni amministrative. Ha fatto parte del circolo dei funzionari e curato la redazione della rivista Polizia moderna”.
Guidi era portato su un palmo di una mano anche dall’ex capo di Polizia di Stato, Gianni De Gennaro. “Il suo arresto e la sentenza di martedì scorso ci hanno sorpresi. Dopo il lungo periodo trascorso in casa agli arresti domiciliari, ora vederlo una volta alla settimana a Rebibbia ci fa molto male. Massimo in carcere legge e vede la tv, ma è sofferente per noi e per la famiglia del giovane di Palombara che è stato rapito”, continua la donna.
Per Guidi la famiglia viene sempre al primo posto tra i suoi valori. “Siamo la sua priorità, Massimo si è pentito ed ha chiesto perdono anche ai familiari della giovane vittima. In paese ci conosciamo quasi tutti, ma in particolare con i Massimi non avevamo né prima, né ora un rapporto stretto. I nostri figli, che sono coetanei, sono amici e compagni di scuola in un Istituto scientifico di Guidonia”, precisa la donna.
Ma Guidi quel maledetto 13 dicembre del 2011 voleva solo trovare i soldi per pagare i debiti contratti al gioco, fare il colpo della vita, attraverso il sequestro lampo del figlio di una famiglia di imprenditori del suo paese.
“Noi non abbiamo problemi economici, fortunatamente si è sempre lavorato entrambi – spiega la Bernasconi, sposata con Guidi da diciassette anni – Poi all’improvviso mio marito è entrato inspiegabilmente e casualmente nel tunnel della dipendenza da videopoker, dove si buttano banconote pure da 100 euro. Fosse per me abolirei tutti i giochi d’azzardo e le slot machine che rovinano diverse famiglie, ignare delle conseguenze. Lo Stato dovrebbe tutelare chi si ammala dal gioco e prevenire le cause, mio marito va aiutato e solo noi siamo stati finora la sua forza”.

Gino Ferretta

 

L’avvocato: Non possono essere ignorate sotto un profilo giuridico le conseguenze che provoca la ludopatia”

 

Massimo Guidi, 45 anni di Palombara Sabina, poliziotto dall’89 al Viminale, ha affidato la sua difesa all’avvocato penalista Salvatore Sciullo del Foro Roma.  
Otto anni di reclusione e in giudizio di rito abbreviato. A Massimo Guidi non sono state riconosciute le circostanze di dipendenza dal gioco?
“A livello giuridico è sicuramente un ottimo risultato che va a contemperare la gravità del fatto, il risarcimento del danno effettuato alla persona offesa ed alla sua famiglia, nonché la personalità del Guidi. Attraverso le indagini difensive, infatti, abbiamo dimostrato come Guidi sia una persona perbene e da tutti riconosciuta tale.
Abbiamo, inoltre, richiesto alla luce proprio delle modalità del fatto e delle condizioni di Massimo Guidi che fosse riconosciuta una parziale incapacità di intendere perché lo stesso al momento dei fatti si trovava in una condizione dissociativa data dal precipitarsi del suo disturbo da gioco d’azzardo, così come dimostrato dalla consulenza tecnica del professor Ferracuti ma che, allo stato, il giudice non ha ritenuto di riconoscerla.
Sul punto attendiamo di conoscere le motivazioni dell’organo giudicante per poi proporre appello”.

 

Come sta Guidi a livello fisico e mentale, soprattutto a seguito della condanna inflittagli martedì 27 novembre.
“Massimo Guidi ha realizzato solamente dopo ciò che è successo, infatti nel momento dei fatti era in una sorte di corto-circuito, come dimostrato a livello scientifico dal professor Ferracuti. E chiaramente è oggi molto sofferente per tutta la sua famiglia e quella del ragazzo, non riesce ancora a capacitarsi di ciò che è successo”.

 

Cos’ha detto e se ha commentato la sentenza?
“Nessun commento e massimo rispetto per i provvedimenti dell’autorità giudiziaria. Ha però chiesto la parola prima al giudice per chiedere perdono ad Angelo ed alla sua famiglia per quello che è successo e che in condizioni normali non avrebbe mai compiuto”.

 

Cosa farete adesso? Impugnerete la sentenza? Con quali motivazioni?
“Attendiamo le motivazioni e chiederemo di approfondire il caso sotto un profilo scientifico. Infatti non possono essere ignorate sotto un profilo giuridico le conseguenze che provoca la ludopatia.
Dobbiamo riflettere su un problema sociale di più ampio respiro laddove lo Stato addirittura pubblicizza il gioco e c’è stata una diffusione capillare della distribuzione del gioco d’azzardo stesso”.

 

Come è cambiato Guidi. Come ha trascorso quest’anno dopo il fatto. E le sue giornate?
“Superata quella terribile parentesi, in cui Massimo Guidi non era lui, ora è tornato se stesso, una persona perbene e sempre disponibile verso il prossimo ed è certamente molto provato da questo incubo in cui si è ritrovato”.

 

Licenziato dal lavoro. E la sua famiglia?
“La sua famiglia gli è stata totalmente vicino ed è la sua forza per superare questa situazione”.

 

Se Guidi era dipendente dal gioco, perché non ha potuto adire contro il Monopolio di Stato?
“La sede giuridica allo Stato non ce lo consente: infatti era nostra intenzione citare quale responsabile giuridico nel processo penale i Monopoli di Stato ritenendo che questa politica di diffusione esasperata del gioco sta provocando notevoli conseguenze estremamente dannose”.

 

Nel nostro Paese si è moltiplicato il gioco d’azzardo e i cosiddetti “ludopati”. Dopo che alcune mogli hanno assaltato le sale giochi, il governo parla di provvedimenti in merito. Lei quale avvocato che ne pensa?
“Purtroppo la situazione di Guidi non è l’unica, vittima del sistema, che si ritrova a difendersi per dei fatti che in una situazione normale non solo non avrebbe mai commesso, ma neanche immaginato. Io ritengo che debbano esser presi provvedimenti drastici volti a limitare la diffusione così esasperata del gioco. Consideriamo che in Italia hanno aperto le prime comunità di recupero dalla ludopatia. Ed allora ancora una volta sarebbe meglio prevenire che curare”.

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