Capena – Cortei funebri fino al cimitero vietato. In paese scoppia la polemica

E’ la bellezza delle tradizioni popolari e, a Capena, fino al primo gennaio 2014 ce n’era una che resisteva più caparbiamente delle altre. Era quella di accompagnare i defunti durante l’ultimo percorso dalla chiesa di San Michele Arcangelo che, a piedi, arriva fino al cimitero vecchio. Cimitero il quale, caso molto raro per i comuni del Nordest, si trova proprio nel centro abitato.
Dal primo gennaio questi cortei sono stati vietati con un’ordinanza voluta dall’amministrazione del sindaco Antonella Bernardoni, condivisa con l’assessore alla viabilità e il capo della polizia locale di Capena. Una decisione che ha lasciato con l’amaro in bocca molti compaesani.
Quando Capena era un paese rurale, non ancora densamente abitato e incastrato tra le uscite dell’autostrade dell’A1 che l’hanno reso crocevia di molti automobilisti, l’usanza era di accompagnare a spalla il feretro con il parroco al seguito dalla chiesa al cimitero.
Era l’ultimo e rispettoso saluto all’amico, al parente, al coniuge e via dicendo accompagnato nell’ultimo viaggio.
Poi, il corteo funebre si è trasformato nel tempo e – con la costruzione del nuovo cimitero – la tradizione prevedeva di accompagnare il carro funebre a piedi dalla chiesa al cimitero vecchio, per poi benedire la salma e dirigersi nella nuova struttura fuori dal paese.
Ma i cortei, lasciati sfilare in maniera autonoma e senza autorizzazione, ora non sono più consentiti. Motivi di viabilità, problemi con il traffico e di incolumità degli stessi partecipanti al corteo. A vietare il rito laico-religioso ci ha pensato un’ordinanza firmata dal capo della Municipale e valida a partire dal primo gennaio 2014.
Il sindaco Antonella Bernardoni spiega come tutto nasca a partire dal riassetto della viabilità e dei parcheggi nella zona del centro di Capena, vicino Piazza della Libertà.
“Capisco che l’impatto del primo giorno della nuova disposizione possa aver creato malumori e dispiaceri.Ma non c’erano altre soluzioni. Non si poteva andare avanti in quel modo”, spiega il sindaco. “Abbiamo effettuato una riorganizzazione dei parcheggi e della viabilità in centro. I cortei che partivano dalla chiesa e arrivavano sulla Provinciale creavano problemi non solo per per il traffico, ma anche per l’incolumità degli stessi partecipanti al corteo – spiega ancora Bernardoni -. Spesso si creava una situazione per la quale la coda sulla Provinciale arrivava fino alla caserma dei Carabinieri da una parte e per molte centinaia di metri verso Morlupo. Inoltre, quel tratto della provinciale è interessato da un curva molto accentuata. Magari un’auto rrivava e non vedeva il corteo? Che sarebbe successo?”.
Secondo il sindaco, in alcuni casi soprattutto d’estate e durante la primavera, i cortei si incrociavano con l’orario di uscita delle scuole. Risultato: il panico. “Il primo funerale dell’anno si è tenuto il 2 gennaio. Molti cittadini mi hanno detto: sindaco guardi che così è brutto, ci faccia arrivare almeno fino ai giardinetti. Ma anche se sono poche centinaia di metri ci sono comunque delle criticità. Sono sicura che i cittadini si abitueranno al cambiamento”.
La scelta dell’amministrazione è stata concordata nelle settimane precedenti alla firma dell’ordinanza con lo storico parroco di San Michele Arcangelo, don Gilberto De Santis. In carica nella parrocchia dal lontano 1994, il parroco non si è perso un corteo funebre. Neanche ora alla soglia dei 75 anni.
“Io sono a servizio della comunità – spiega don Gilberto -. Anche se ormai ho settanta anni e spiccioli e sono un po’ acciaccato, ho sempre seguito i cortei funebri. Sole, acqua o vento non ha mai avuto importanza. Ma devo dire che condivido l’atteggiamento del sindaco, perché è un elemento di prudenza. L’amministrazione si sarebbe dovuta prendere la responsabilità dei cortei, perché altrimenti avrebbero dovuto ogni volta chiedere il permesso alla Prefettura di Roma. Fino ad oggi, grazie a Dio, non è mai successo niente. Ma nel momento in cui fosse capitato un incidente? Di chi sarebbe stata la colpa? Della macchina che sopraggiunge senz’altro, ma chi aveva dato l’autorizzazione al corteo? Ecco perché dico che si tratta di un forma di prudenza necessaria. Le tradizioni sono importanti e si conservano se è possibile farlo”.

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