Le previsioni sbagliate dei virologi

I nostri tempi hanno invertito la Sindrome di Cassandra: non si avverano le proiezioni ma nessuno se lo ricorda

La pandemia ha creato antagonismi, destra e sinistra della virologia. Liberi pensatori, incendiari, apocalittici e ortodossi si sono avvicendati in proiezioni sull’andamento troppe volte smentite dai fatti.

La riapertura del decreto Draghi non poteva passare inosservato tra le autorevoli opinioni. Quelle che, pur diversamente, hanno creato divisioni, dissapori e dettato la linea del governo in carica, assai più che negli anni ideologici della Prima Repubblica.

Tra i ‘riaperturisti’, Matteo Bassetti da Genova che ritiene di buon senso la riapertura. Si chiama fuori Roberto Burioni dal San Raffaele di Milano che la ascrive a una decisione politica, non scientifica. Andrea Crisanti da Padova non poteva mancare l’appuntamento con la previsione più apocalittica e cioè che con le riaperture aumenteranno i contagi. Dal Sacco di Milano Massimo Galli è preoccupato e vede nelle vaccinazioni a tappeto l’unico modo di frenare un aumento di casi che – a detta sua – saranno inevitabili con la riapertura. Sempre da Milano Fabrizio Pregliasco guarda alla responsabilità dei singoli che resta il primo fattore determinante per la lotta al contagio, ancor prima di qualsiasi azione di governo. Risponde dal ministero della Salute a Roma, Gianni Rezza, che riconosce alla politica l’onere di fare sintesi. Sempre Rezza è fiducioso nella capacità di recepire per tempo qualora ci sia una nuova impennata di contagi.

Ma in termini di previsioni dobbiamo anche ricordare che Matteo Bassetti alle prime manifestazioni italiane del coronavirus si limitò a indicare alcune profilassi elementari, come il lavaggio delle mani e bere bevande calde. Roberto Burioni disse che il Covid dalla Cina non sarebbe mai arrivato in Italia. Andrea Crisanti all’arrivo dei primi vaccini (quelli oggi adottati e praticati) disse che lui mai e poi mai se lo sarebbe inoculato perché era stato realizzato in tempi troppo veloci. Massimo Galli escludeva l’ipotesi di arrivare a un vaccino se non in tempi che potevano prevedersi nell’ordine di un anno e mezzo. Fabrizio Pregliasco che oggi si esprime in termini possibilisti all’inizio chiamò alla chiusura immediata di tutto.

Si tratta di una manifestazione tipica della nostra età dove l’ufficio della previsione non è affidata solo agli astrologi o ai meteorologi. È pane quotidiano della dialettica politica ed ora anche delle proiezioni in ambito di scienza. Solo che a differenza dei tempi dell’antica Grecia in cui la sindrome di Cassandra faceva di lei una voce inascoltata e dimenticata, oggi le previsioni sono grandemente ripresi dai notiziari, ma dimenticati al momento della loro confutazione. Non fanno eccezione i virologi.

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