TIVOLI – Svuotato il conto della Croce Rossa, era un errore di calcolo: assolta

Impiegata accusata di aver sottratto 10 mila euro, ma nel processo è emerso un cronico disordine contabile: assolta perché il fatto non sussiste

E’ una storia giudiziaria in cui emergono due anomalie: il bancomat usato da chiunque e un cronico disordine contabile.

E’ la storia di una gestione alla “volemose bene” di un’Organizzazione di volontariato in cui una malcapitata si ritrova “col cerino in mano”, accusata di aver svuotato il conto corrente del Comitato Locale della Croce Rossa Italiana di Tivoli e di aver utilizzato i fondi a scopo personale.

Ieri, mercoledì 23 febbraio, il Tribunale di Tivoli ha stabilito che non ci fu alcun ammanco e che – qualora ci sia stato – di certo non fu per mano di Francesca B., 57 anni di Pomezia, ex impiegata del Comitato “Valle dell’Aniene”.

Il Collegio presieduto dal giudice Nicola Di Grazia ha assolto la donna con formula piena perché il fatto non sussiste al termine di un procedimento penale durato dieci anni e per il quale la Procura di Tivoli ieri aveva chiesto una condanna a due anni e sei mesi per peculato.

Secondo l’accusa, Francesca B. in qualità di incaricato di pubblico servizio avrebbe effettuato 21 prelievi Postamat per un importo complessivo di 9.800 euro nel periodo compreso tra dicembre 2012 e febbraio 2013 presso sportelli sparsi in tutto il Lazio. All’epoca la volontaria era stata assunta a tempo determinato come impiegata d’ordine – con un contratto da tecnico in quanto geometra – dalla Croce Rossa “Valle dell’Aniene” diretta dal Commissario Marco Valerio Rosellina, in teoria l’unico autorizzato ad utilizzare la carta Postamat.

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Il presunto ammanco di 3.500 euro dal Comitato Cri tiburtino emerse durante un periodo di assenza della donna. Fu il suo sostituto a denunciare, quando prese in consegna la contabilità: il volontario, confrontando il saldo del conto corrente coi prelievi e i giustificativi, non riuscì infatti a far quadrare i conti.

Durante il processo il difensore di Francesca B., l’avvocato Paolo Barone di Roma, ha dimostrato che nel Comitato della Croce Rossa tiburtina regnava il caos amministrativo più totale, per cui venivano effettuati prelievi e pagamenti in contanti a più persone.

Un esempio su tutti?

“Era sufficiente – spiega l’avvocato Barone – l’autodichiarazione degli autisti delle ambulanze di aver effettuato il pieno di carburante per prelevare gli importi dichiarati. Come poteva la mia assistita metterlo in dubbio?”.

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Questo nel migliore dei casi. Ma è emerso anche di più grottesco.

“In aula – prosegue il difensore di Francesca B. – i testimoni hanno anche riferito di feste in occasione delle quali i ristoratori e i volontari pattuivano un prezzo pagando una parte in chiaro e un’altra in nero: per cui erano diverse le cifre dichiarate in fattura da quelle prelevate dal conto”.

“La mia assistita – conclude l’avvocato Paolo Barone – ereditò un sistema di gestione improvvisata proseguito anche dopo la scadenza del suo contratto: lo dimostrano i giustificativi in bianco allegati alla contabilità. Di sicuro tutto questo non configura il reato di peculato, tanto più che sul conto corrente dell’imputata non è stata rinvenuta traccia di flussi di denaro”.

Quella di ieri a Tivoli è la quarta sentenza di assoluzione per Francesca B., già scagionata dalla stessa accusa dai Tribunali di Cassino nel 2016, di Frosinone e Velletri nel 2017, dove era imputata per presunti ammanchi pari a 6.300 euro.

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