GUIDONIA – Residenze false per i permessi di soggiorno, “Le Iene” indignano i cittadini

Due presunti truffatori lanciano accuse su Anagrafe e Polizia Locale. Il sindaco Michel Barbet: “Stiamo collaborando con la Questura”.

Un fatto è certo: esiste un giro di residenze false per consentire agli immigrati di ottenere i permessi di soggiorno.

Si tratta di una truffa ai danni di cittadini non comunitari vittime inconsapevoli di un’organizzazione con base a Guidonia Montecelio.

Parte da qui l’inchiesta del programma di Italia 1 “Le Iene” che ieri sera, mercoledì 4 maggio, ha trasmesso la seconda puntata della serie “I furbetti dei permessi di soggiorno” curata dall’inviato Luigi Pelazza.

Lo scorso mercoledì Pelazza aveva individuato i “facilitatori” negli egiziani Giorgio e Sheriff, ossia i procacciatori di immigrati in cerca di residenza, certificato fondamentale insieme ad un contratto di lavoro per ottenere il permesso di soggiorno dalla Questura di Roma.

Per ogni pratica Giorgio chiede 4 mila euro ad immigrato, 2 mila euro per la sola residenza e 4 mila per la residenza con annesso contratto di lavoro.

Più esoso Sheriff, che almeno stando alle riprese della telecamera nascosta de “Le Iene”, ne chiede addirittura 5.500.

La puntata di ieri è stata costruita sulle propalazioni di due dei presunti artefici di una “sola” ai danni degli immigrati, in particolare egiziani. Insomma, tutto basato sulle dichiarazioni di due presunti truffatori.

Il primo è proprio Giorgio, che ha indicato all’inviato de “Le Iene” un Caf nella zona di Setteville di Guidonia come la presunta base operativa della truffa agli immigrati, mentre un fantomatico vigile urbano di nome Paolo sarebbe addirittura complice di tutto l’impiccio.

La seconda protagonista della puntata è invece la signora Viviana, cittadina egiziana di 70 anni, rintracciata da Pelazza alla scrivania all’interno del Caf stesso e indicata come la presunta mente del giro di certificati “farlocchi”. Per discolparsi la signora Viviana parla a ruota libera e, dopo aver accusato Giorgio e Sheriff, tira in ballo anche un impiegato dell’Anagrafe di nome Massimo e il fantomatico vigile urbano di nome Paolo che farebbe servizio presso il Comando di Villanova.

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Dichiarazioni da denuncia per diffamazione aggravata, eppure prese quasi per oro colato da “Le Iene” pronte a rilanciare i nomi dei due dipendenti comunali alla vana ricerca dei quali Pelazza si presenta in Comune.

L’inviato scopre che l’unico Paolo è il Comandante del Corpo e – lui come l’impiegato dell’Anagrafe – non può parlare con gli organi di informazione senza l’autorizzazione del sindaco Michel Barbet.

Oggi, giovedì 5 maggio, il primo cittadino si è espresso così:

L’Amministrazione Comunale – ha detto il sindaco Michel Barbetsta collaborando fattivamente con le forze dell’ordine da anni per garantire la necessaria correttezza e legalità che da sempre ci contraddistinguono.

E’ compito dell’autorità giudiziaria accertare le eventuali responsabilità emerse nell’inchiesta giornalistica, e qualora risultassero fondate farebbero dell’Ente Comunale e dei servizi che i suoi dipendenti portano avanti onestamente ogni giorno una parte lesa che tuteleremo in tutte le sedi”.

In realtà, il giro di certificati di residenza falsi agli immigrati è un fenomeno registrato almeno dal 2015, da quando cioè la Questura di Roma non rilascia più i permessi di soggiorno ai residenti in via Modesta Valenti, indirizzo anagrafico convenzionale, ossia non reale, istituito dal Comune di Roma per consentire agli extracomunitari il pieno godimento dei diritti di cittadinanza, tra i quali il diritto di voto, la possibilità di ottenere i documenti di identità e le relative certificazioni anagrafiche, l’accesso a contributi, prestazioni e servizi. Da allora viene infatti richiesto un indirizzo reale.

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Così gli immigrati non intercettati dalle associazioni umanitarie finiscono spesso – volenti o nolenti – nelle maglie di organizzazioni specializzate nelle truffe: gli stranieri pagano nella convinzione di potersi regolarizzare, se non fosse che nella maggior parte dei casi in Questura viene scoperto l’inghippo.

Il “trucchetto” era stato raccontato in esclusiva dal quotidiano on line Tiburno lo scorso 7 febbraio 2022 nell’articolo “GUIDONIA – Chiede il permesso di soggiorno, ma la residenza è falsa”.

Era il caso di un egiziano che aveva presentato un certificato di residenza falso per ottenere facilmente il permesso di soggiorno, ma non aveva fatto i conti coi controlli incrociati della Polizia.

La vicenda risaliva all’estate del 2021, quando l’extracomunitario fu ricevuto all’Ufficio Immigrazione di Roma per richiedere il permesso e presentò il certificato di residenza a Guidonia Montecelio. Un semplice riscontro con l’Ufficio Anagrafe di Palazzo Matteotti fu sufficiente per accertare che l’uomo non aveva mai risieduto nella terza città del Lazio, per cui la Polizia lo denunciò per falso ideologico commesso dal privato in atto pubblico e per violazione delle norme del testo unico per l’immigrazione.

Il “trucchetto” scoperto dagli agenti era molto semplice: l’immigrato – o chi per lui – aveva scannerizzato un certificato di residenza – vero – rilasciato ad un connazionale, ne aveva cancellato le generalità per sostituirle con le proprie.

Già a febbraio Tiburno si interrogò se si trattasse di un caso isolato, oppure se fossero molti di più i certificati falsi di residenza a Guidonia Montecelio presentati per ottenere il permesso di soggiorno.

Una cosa è certa, in casi simili Ufficio Anagrafe e Polizia Locale sono estranei ai fatti.

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