MENTANA – “Il circo dei folli”, viaggio nel mondo della solitudine

Esce nel mese di maggio l'ultimo romanzo di Francesco Di Giulio

Francesco Di Giulio è un ragazzo di Mentana che si sta affermando come scrittore emergente grazie alle sue pubblicazioni letterarie. Esce nel mese di maggio il suo ultimo lavoro intitolato “Il circo dei folli”.

Il nuovo genere nel quale Francesco si è cimentato è un testo moderno, una fotografia del momento. Pur non citando mai la parola “depressione” lo scrittore Di Giulio ha affrontato con coraggio questa tematica tanto cruda e paurosa.

In un periodo storico come quello che stiamo vivendo, la solitudine e l’alienazione hanno increspato la superficie di quelle anime più deboli.

Siamo tutti soli. In ogni momento. Ma lo siamo ancora di più quando, davanti uno specchio, fissiamo l’immagine del nostro volto con una pistola puntata alla tempia”.

Parla così il protagonista del romanzo, Vasco Proietti, un ragazzo di Roma, speaker radiofonico e aspirante scrittore. Il suo atteggiamento spavaldo lo costringerà a intraprendere un viaggio dalla propria città natale fino ad Amsterdam.

Incontrerà vari personaggi che lui stesso definirà folli, dai quali trarrà spunti e riflessioni sulla propria vita. Una giostra, un circo emozionale di un uomo che condurrà il lettore a riflettere su quanto le esperienze possano influenzare la nostra esistenza.

Quando ero più giovane e squattrinato sapevo che il mio futuro sarebbe stato migliore e ora che quel futuro è giunto, rimpiango quel grigiore del passato.

L’ennesima lotta tra ciò che si sogna e ciò che si possiede. Tra ciò che si possiede e ciò che si sogna. In questo ciclo senza fine, la felicità rimane sempre un passo avanti a noi”.

Questo è il tuo primo romanzo ambientato a Roma. Com’è stato descrivere i luoghi a te cari?

Riscrivere i luoghi che hanno accarezzato le mie giornate è stato come rivivere in pochi istanti gli ultimi vent’anni delle mie esperienze. La rievocazione di strade, locali, luoghi e anima di una città immortale ha scatenato in me grandi emozioni perché ho timidamente restituito ai miei lettori una chiave personale di una Roma molto intima.

LEGGI ANCHE  GUIDONIA - “Matrimonio a Trastevere”, la commedia in romanesco fa il tutto esaurito

Ho sorriso nel ricordare le estive serate romane. Una Roma che incanta solo nominandola.

Il romanzo inizia con un uomo in procinto di suicidarsi. Hai trattato un tema molto delicato, come nasce questa decisione?

Il periodo storico dal quale stiamo uscendo ha condizionato fortemente lo stato d’animo e l’equilibrio mentale di tutti noi. Ognuno di noi su questo pianeta ha conosciuto il significato dell’assenza di libertà, di movimento e l’obbligo a una costrizione fisica e mentale del proprio essere.

La sofferenza psichica di molti uomini e donne è stata messa a dura prova ed alcuni, troppi probabilmente, non sono riusciti ad affrontare questo cambiamento imposto dagli eventi.

Mi sono immedesimato in chi ha subito nella propria mente la nascita e la crescita di un demone che lentamente ha conquistato la luce a discapito dell’equilibrio al quale eravamo abituati.

I tuoi romanzi conservano sempre spunti riflessivi, ma questo è un turbinio emozionale continuo, porta a riflettere su tanti aspetti della nostra vita. Da cosa nascono queste riflessioni?

Le riflessioni nascono dall’osservazione dei comportamenti di ciò che mi accade intorno. Dalle frasi, dai pensieri, dai concetti che sento.

Un autore deve essere un osservatore, per questo ciò che consiglio sempre è quello di viaggiare e conoscere gente nuova, sempre. Ogni persona che incontriamo può essere uno spunto di riflessione su noi stessi.

Viaggiare significa scendere anche al bar sotto casa, vivere il quotidiano. E non aver timore nel fermarsi ad ascoltare e percepire il vento delle diversità. A tutto quello che mi accade aggiungo sempre tanta fantasia che è la propulsione e la forza dei miei testi.

LEGGI ANCHE  GUIDONIA - Fabrizio Moro al "The Space": "Ecco perché ho fatto un film sui padri separati"

Mi piace esasperare perché proprio in questo modo il messaggio che voglio mandare diviene un pugno che può risvegliarci da quel torpore in cui viviamo.

Cosa dobbiamo aspettarci da questo ultimo lavoro?

Il tema della depressione (parola che volutamente non è mai menzionata nell’intero libro) è un tema che spesso viene celato sia da chi soffre per timore di scoprire una parte debole. Allo stesso modo, spesso non viene riconosciuto da chi è vicino alla persona sofferente.

Chi soffre di questo “male”, spesso è solo e vive di quella solitudine interiore tentando di nasconderlo e mentire in ogni modo. La bravura deve ritrovarsi in chi è vicino. Solo chi è intorno può tentare di salvare chi non sa di stare male. Spero dunque che questo libro possa mettere l’attenzione che merita su chi è vicino a chi soffre.

”La felicità rimane sempre un passo avanti a noi”. Credi sia davvero cosi irraggiungibile? La felicità esiste?

La felicità esiste, come esiste avere dei sogni. Fino a quando albergherà in noi la ricerca della felicità saremo vivi e sono convinto che una volta raggiunta, si ricomincerà a cercarla ancora e ancora.

Quindi rispondendo alla tua domanda: Sì la felicità esiste ed è raggiungibile, è il modo per arrivare che è apparentemente complicato. Ma è la strada che ci porta a ottenere la felicità che deve farci emozionare più del raggiungimento della stessa.

Nello stesso momento in cui raggiungiamo la felicità, probabilmente smettiamo di essere felici.

Condividi l'articolo:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.