TIVOLI – A Villa d’Este la mostra “Umano troppo umano”

Dal 14 luglio al 9 novembre l'elogio dell'eroe guerriero: collezioni dai musei più importanti

Villa d’Este a Tivoli ospita dal 14 luglio al 9 novembre “Umano troppo umano: l’agone atletico dagli altari alla polvere”, mostra nata dalla collaborazione tra le VILLAE di Tivoli e il Museo Nazionale Romano. Curatori sono i rispettivi direttori Andrea Bruciati e Stéphane Verger. L’esposizione è incentrata sulla rappresentazione del corpo e dell’agone atletico declinato dal modello classico al contemporaneo.

Tra le opere esposte teste e torsi di atleti e mosaici con scene di palestra dal Museo Nazionale Romano, da Villa Adriana e dal Parco Archeologico di Ostia Antica; bronzetti di lottatori dal Museo Archeologico di Firenze; ceramiche con scene di lotta dai Musei Capitolini, dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e dall’Antiquarium di Numana. Non mancano opere d’arte moderna e contemporanea, come una foto di modello anatomico di Costantin Brancusi; tavole e disegni di Mario Sironi, opere di Giulio Paolini e Vincenzo Agnetti. La mostra si espande inoltre in un percorso tra i capolavori del Museo Nazionale Romano, nella sede di Palazzo Massimo.

La mostra vuol far riflettere il visitatore sulla connotazione del corpo in Occidente, partendo dalla perfezione anatomica dell’atleta antico, versione terrena dell’eroe guerriero e figura ideale ed esemplare per capacità fisiche e virtù intellettuali. C’è poi la rappresentazione della competizione fra contendenti, l’agone atletico, in cui si manifestano la tensione armonica e continua fra le parti, in una narrazione sublimata della sfida. Ed infine si arriva alla sconfitta senza epica dell’eroe contemporaneo, alla consapevolezza e all’inquietudine per il proprio limite e la conseguente ‘corruzione’ di ogni modello.  Lo spirito agonistico, retaggio di più antiche pratiche di iniziazione al coraggio e alle virtù guerriere, costituisce infatti un aspetto importante dell’educazione per il raggiungimento della ‘kalokagathìa’ compimento e sintesi di bellezza, raffinatezza e cultura.

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L’intento dei curatori dell’esposizione è quello di sollecitare un confronto serrato fra disciplina archeologica e nuova sensibilità espressiva, frutto delle problematiche legate alla contemporaneità.

Stéphane Verger, direttore del Museo Nazionale Romano, commenta:La mostra Umano troppo umano rappresenta una interessante occasione di interlocuzione scientifica tra le VILLAE e il Museo Nazionale Romano, non solo per i prestiti all’istituto tiburtino, ma anche per la presenza di un percorso espanso, fisico e virtuale, presso Palazzo Massimo. Nelle opere esposte nella nostra sede infatti numerose sono quelle che incarnano le virtù intellettuali e fisiche dell’atleta: la perfezione anatomica, la competizione nell’agone, la ricerca della vittoria e dell’eccellenza, l’espressione di qualità quasi divine ma anche il fardello della fragilità umana e della stanchezza.”

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Andrea Bruciati, direttore delle VILLAE, prosegue: “Non esiste un paradigma della discontinuità fra antico e contemporaneo, ma una continua tensione che si riarticola nel fluire dei linguaggi critici e del gusto. Un meccanismo di trasmissione che innesca crisi ed equilibri ogni volta diversi perché ogni volta si eredita qualcosa per impadronirsene, trasformandolo in qualcosa d’altro. In ogni pensiero seminale, in ogni repertorio visivo di immagini a cui l’artista attinge, risiede un elemento ideativo fondativo e un’azione materiale caratterizzante. Partendo da dati acquisiti si agita una capacità metamorfica di rigenerarsi, una sorta di potenzialità dinamica in fieri: un’appropriazione di modelli, una citazione, che diventa prestito e riferimento puntuale, connota la cosiddetta contemporaneità per cui un metodo diacronico nell’affrontare un tema, diventa quasi una necessità morale, prima che estetica. È indubbio che siamo immersi nel prototipo classico della rappresentazione del corpo: l’antichità è la matrice di ogni tentativo morfologico; e in questo ogni rappresentazione non può prescindere dagli stilemi classici, creando una dialettica, un dialogo affascinante nei secoli, sempre coerente ma mutuato diversamente.

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