Italiani sempre più solitari e ciechi

Arriva come sempre a fine anno il rapporto del Censis che fotografa la condizione del nostro paese

Ciechi davanti al declino di un modello di vita di cui avvertono però i segni nelle scelte fondamentali tanto che nascono meno figli. In estrema sintesi, è il ritratto degli italiani dato oggi dal Censis. E viene da chiedersi se c’era bisogno di uno dei più grandi centri di ricerca sociale del nostro paese per dare questo tipo di quadro del nostro paese. Stavolta i sociologhi e statistici diretti da Giuseppe De Rita mancano però di quel colpo di reni descrittivo col quale l’associazione riuscivano a dare un quadro esauriente della realtà italiana, al di là dei numeri. In questo rituale resoconto di fine anno il Censis invece ha toccato note quasi depressive.

“Nel 2050 tra le persone che lavorano ce ne saranno otto milioni in meno”. “L’ottanta per cento delle persone intervistate dal Censis dice che l’Italia è in declino”. Sempre tra gli intervistati: “il sessantanove per cento ritiene che la globalizzazione abbia fatto più danni che benefici”. “Il sessanta per cento delle persone ha paura di una nuova guerra mondiale”.

D’altra parte però guardando i numeri veri, e non le opinioni, si percepisce che in questi giorni il nostro paese ha conosciuto il record di occupati ma è anche vero che la crescita è in rallentamento. Il 2050, fissato come data di riferimento per il futuro non troppo lontano, l’Italia avrà perso complessivamente 4,5 milioni di residenti. Tutto questo a causa delle inevitabili dipartite e delle scarse nascite. “La flessione demografica .- spiegano ancora quelli del Censis – sarà il risultato di una diminuzione di 9,1 milioni di persone con meno di 65 anni e di un contestuale aumento di 4,6 milioni di persone con 65 anni e oltre. Ad equilibrare la tendenza non si prevede alcuna inversione nel calo delle nascite che si dà quasi come irreversibile.

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Ma il pessimismo, al di là dei dati di sociologia, è percepibile con diverse manifestazioni di evidenti disagi. Il Censis riferisce anche la nascita di un “mercato dell’emotività”. “Tutto è emergenza, quindi nessuna emergenza vera”. Dimensioni che creano forme di ansia con diversi volti. “L’84,0% degli italiani è impaurito dal clima «impazzito», il 73,4% teme che i problemi strutturali irrisolti del nostro Paese provocheranno nei prossimi anni una crisi economica e sociale molto grave con povertà diffusa e violenza, per il 73,0% gli sconvolgimenti globali sottoporranno l’Italia alla pressione di flussi migratori sempre più intensi e non saremo in grado di gestire l’arrivo di milioni di persone in fuga dalle guerre o per effetto del cambiamento climatico, il 53,1% ha paura che il colossale debito pubblico provocherà il collasso finanziario dello Stato”.

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Manca quasi totalmente la spinta a migliorare le condizioni generali. Ciascuno spera di ritagliarsi un piccolo angolo di conforto tutto nella vita personale, scettico fortemente di poter cambiare la propria condizione di vita. E allora: “il 62,1% degli italiani avverta il desiderio quotidiano di momenti da dedicare a sé stessi o che un plebiscitario 94,7% rivaluti la felicità derivante dalle piccole cose di ogni giorno, il tempo libero, gli hobby, le passioni personali. Rispetto al passato, l’81,0% degli italiani dedica molta più attenzione alla gestione dello stress e alla cura delle relazioni, perni del benessere psicofisico individuale”.

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