La moglie ha raccontato che il marito era dipendente dall’alcol da almeno trent’anni e che per l’intero periodo è stato un compagno tutt’altro che amorevole. Insulti, botte, soprusi.
Per questo ieri, martedì 17 giugno, il Tribunale di Tivoli ha condannato in primo grado per maltrattamenti in famiglia alla pena di 3 anni e 3 mesi di reclusione un cittadino albanese di 59 anni residente a Palombara Sabina.
Il Collegio presieduto da Rosamaria Mesiti – a latere le giudici Teresa Antonella Garcea e Maria Grazia Patrizi – ha condiviso la ricostruzione della Procura di Tivoli e ha condannato l’imputato alla pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni.
Il doloroso dramma familiare era stato denunciato nel 2023 da parte della moglie dell’uomo, una donna di 49 anni anche lei albanese.
Secondo il suo racconto, dal 1996 l’uomo – in stato di ubriachezza abituale – la maltrattava in presenza del figlio all’epoca minorenne sottoponendola a vessazioni continue.
Quando la coppia era in compagnia di amici o conoscenti, il marito alzando il tono della voce le avrebbe riservato frasi del tipo: “Stai zitta, pu…a. Dove stavi, perché eri parcheggiata a Santa Maria? Chi è il gallo in questa casa?” e “Pezza di me..a”.
Anche le minacce erano di casa: “Ti porto con me, ti ammazzo”, “sparisci che succede un macello”, “stai zitta che ti faccio qui la croce”.
Senza contare le aggressioni fisiche, le lesioni a schiaffi, calci e pugni, oltre a tutte le volte in cui lui la afferrava per la gola.
Al clima di terrore si univano le limitazioni nell’autonomia decisionale ed economica.
A dire della donna, il marito non la lasciava uscire di casa, le controllava gli accessi ai Social e in un raptus di rabbia le danneggiò il computer mentre lei cercava un nominativo su Facebook.
Inoltre la dissuadeva dal cercare lavoro e al tempo stesso faceva mancare il sostentamento alla famiglia spendendo lo stipendio della propria occupazione saltuaria in alcol e gioco d’azzardo.
Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra 90 giorni.