E’ durata poco più di due settimane la permanenza in carcere di Mirko Pellegrini, detto “Mister Asfalto”, il 46enne imprenditore di Frascati arrestato lo scorso 26 maggio insieme al fratello e a tre collaboratori nell’ambito di un’inchiesta su appalti per il rifacimento stradale tra Roma e Guidonia, tra cui il raddoppio di Via Marco Simone finanziato da Astral in occasione della “Ryder Cup”, il mondiale di golf organizzato al Marco Simone Golf & Country Club dal 29 settembre al 2 ottobre 2023 (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).
Il Tribunale del Riesame ha infatti accolto il ricorso del collegio difensivo composto dagli avvocati Pierpaolo Dell’Anno, Cesare Gai, Gianluca Agostini e David Pizzicannella, annullando l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le indagini preliminari Flavia Costantini per “mancato espletamento dell’interrogatorio preventivo”, previsto dalla riforma Nordio.
L’interrogatorio preventivo, introdotto dalla Legge 114/2024, è una nuova modalità di interrogatorio che si svolge prima dell’applicazione di una misura cautelare, con l’obiettivo di garantire meglio il diritto di difesa dell’indagato.
La riforma prevede che soltanto in determinate situazioni, come il pericolo di fuga o inquinamento probatorio, il giudice possa decidere di procedere con l’interrogatorio solo dopo l’applicazione della misura cautelare.
Il Tribunale del Riesame ha dunque ritenuto insussistente il pericolo di inquinamento probatorio. Insieme a “Mister Asfalto”, sono stati liberati anche il fratello 39enne Simone Pellegrini, Flavio Verdone, 45 anni, Roberto Filipponi, di 63, e Alessandro Di Pietrantonio, di 54.
I 5 sono accusati di aver creato un sistema corruttivo attorno negli appalti del Comune di Roma e della Regione Lazio, utilizzando società intestate a prestanome e materiali scadenti per rifare le strade.
Un sistema confermato da Mirko Pellegrini, dominus di una rete di società, tra le quali “La Fenice srl”, “Ellepi srl”, “Cogefen srl”, “Road 95 srls” e la “L.D.P. Strade srl”.
Prima di essere scarcerato l’imprenditore davanti al sostituto procuratore Lorenzo Del Giudice ha ammesso di aver pagato tangenti fino a 30 mila euro per “oliare” le procedure elencando nomi e cognomi dei dipendenti coinvolti.