Andrea Lucarelli, genio diviso tra la scienza e la musica classica

È stato coordinatore dei docenti per Label Formazione, nell’ambito della preparazione del materiale didattico per il sito dell’Enciclopedia Treccani, e insegnante di matematica e fisica a tempo determinato per la scuola pubblica. È inoltre autore di brani musicali, come “Sectio Aurea”, ispirato alla serie numerica di Fibonacci, e “La Lumière sonore”, pezzo con il quale ha vinto il premio “Via Vittoria 2013” – uno stage in Giappone con un programma di scambio internazionale presso la Tokyo Ondai University.

“Credo fortemente che il cambiamento e la crescita sociale debbano partire dalle piccole comunità” – ecco perché Andrea ha collaborato con il Comune di Fonte Nuova nel progetto “Lezioni/concerto di pianoforte” nel 2009, presso la scuola media statale Sandro Pertini, e prevede in un futuro prossimo una nuova cooperazione con l’amministrazione Cannella, sia nell’ambito scientifico che in quello musicale.

 

Laureato con lode in Fisica, una facoltà tra le più complesse. Perché questa scelta?

“A dire il vero dopo il liceo volevo fare il giornalista, perché ho sempre pensato che fosse un lavoro che offriva la possibilità di spaziare in ogni campo del sapere. Così ho iniziato un percorso di studi1Andrea Lucarelli1 umanistici alla “John Cabot University”, grazie a una borsa di studio, e contemporaneamente ero iscritto alla facoltà di Filosofia, entrambe a Roma. Dopo un anno ho capito che nessuna delle due rispondeva alle mie domande: ero curioso di conoscere e comprendere la struttura intima e profonda di ciò che mi circondava. Allora decisi di iscrivermi alla facoltà Fisica della Sapienza, uno dei migliori posti al mondo dove fare scienza, per la grandissima eredità della figura di Enrico Fermi, per l’esperienza al CERN di Ginevra e la laurea ai Laboratori Nazionali di Frascati con una tesi in fisica teorica delle alte energie”.

 

Fisica e Musica, dimensione razionale e regno dell’astratto. Come concili queste due attività all’apparenza così distanti?

“Con la più assoluta naturalezza, proprio perché in realtà sono più vicine di quanto sembrino. Stravinskij (grande compositore russo del ‘900 ndr) sosteneva che “Più l’arte è controllata, limitata, lavorata, più è libera”, e non posso che essere d’accordo. La musica, se non è organizzata, alimenta un linguaggio che non è più né umano né artistico. Così io scelgo un algoritmo e lo sviluppo in piena libertà: lo schema, la parte razionale per intenderci, è sottointeso, invisibile all’orecchio inesperto, che gode invece della pura forma artistica, quella più astratta”.

 

Ti senti più “fisico” o più “musico”?

“Io mi sento da sempre un ricercatore nel senso più ampio del termine. Indago ciò che si cela dietro e dentro le cose: credo che la loro bellezza e armonia non siano fenomeni casuali. Sto lavorando al progetto “La fisica degli strumenti musicali”, cercando proprio di dimostrare le profonde connessioni esistenti tra gli strumenti musicali, appunto, e i principi scientifici che sono alla base del funzionamento degli stessi. Con l’approvazione dell’Erasmus Intensive Programme, il prossimo anno porterò il mio lavoro al Conservatorio di Santa Cecilia e in altri cinque conservatori europei (Austria, Inghilterra, Francia, Germania e Ungheria)”.

 

A proposito di ricerca, da anni la situazione in Italia va peggiorando: finanziamenti quasi inesistenti e poca considerazione. Come vivi questa condizione?

“A volte devi spiegare che le ore che passi in laboratorio, quelle impiegate davanti al computer o trascorse a riflettere ed elaborare dati, siano un “Lavoro”. Tutto ciò non solo è assurdo, ma soprattutto è la conseguenza di anni di imbarbarimento e involuzione culturale. Come si può pensare che un paese evolva senza la ricerca? Anche se, parlando di progresso, la ricerca è solo uno dei problemi in Italia”.

 

Quali pensi che siano gli altri?

“Credo fortemente che il cambiamento e la crescita sociale debbano partire dalle piccole comunità. Come si può lamentare la mancanza di persone interessate al teatro o alla musica se nessuno li ha mai educati ad apprezzarne l’arte? Alla base di ogni individuo vi è la sua formazione ed è su quella che noi tutti dobbiamo lavorare costantemente. Per questo, quando me lo consentono, sono contento di lavorare con e per il territorio in cui vivo”.

 

Come hai fatto nel 2009?

“Esattamente. Durante l’Amministrazione Vittori, presentai un progetto musicale e, insieme a Giovanni Tommaso (direttore artistico dell’Umbria Jazz Clinics di Perugia ndr) e Kathleen Aurigemma, grazie al sostegno dell’allora vice preside Professoressa Mirto, abbiamo organizzato questo corso di pianoforte presso la scuola media Sandro Pertini. Abbiamo acceso un interesse nei ragazzi per una dimensione che magari la scuola non ha tempo di fornire. E se per un pomeriggio a settimana hanno spento PlayStation e televisione, allora direi che il nostro sforzo è stato produttivo e gratificante”.

 

Parlaci dei progetti che hai in corso con il Comune di Fonte Nuova.

“Work in progress: per il momento ho parlato solo con l’Assessore alle Politiche giovanili, Sugara Seneviratne, e prossimamente ne discuterò con l’Assessore alla Pubblica Istruzione, Mario Magazzeni. Si tratta di due progetti di divulgazione, uno nell’ambito scientifico con incontri su tematiche affrontate dalla ricerca attuale e con ospiti professionisti del settore; l’altro è musicale, con lezioni-concerto sui grandi brani, dai classici fino alla musica contemporanea, e con esibizioni dei miei allievi del conservatorio”.

 

Svolgi moltissime attività, eppure sei un lavoratore precario. Come vivi la crisi che attraversa oggi l’Italia?

“Ricevo premi e ho l’occasione di viaggiare nel mondo dedicandomi a ciò che amo, ma non si vive solo di questo. Quello che attraversa la mia generazione è un periodo di enorme difficoltà, soprattutto poiché viviamo in un sistema disorganizzato che non riconosce il merito in modo stabile ed economicamente retribuito. In Germania quello lavorativo è un percorso lineare, più o meno prestabilito. In Italia se sopravvivi sei un genio, considerando che devi costruirti la strada mentre stai ancora camminando. Certo, andarmene all’estero mi costerebbe grande fatica, per i legami affettivi e lavorativi che ho creato qui. Ma oggi nessuno può permettersi di avere la puzza sotto il naso e rifiutarsi di partire, se necessario. Nonostante questo, conservo la passione per il lavoro ed il mio naturale ottimismo”.

 

Qual è il tuo sogno Andrea?

“Il mio è piuttosto un augurio. Spero di poter andare avanti alimentando sempre la mia curiosità verso il mondo e la sua struttura, la sua armonia, per esplorarne ancora le sue meraviglie. Per ora mi dedico alla ricerca alla Sapienza, all’insegnamento in Conservatorio, al mio progetto “La Fisica degli strumenti musicali” che esporterò in Europa e mi preparo per lo stage in Giappone. Vivo nella consapevolezza che il mio già esteso percorso formativo non si esaurirà a breve: sono ancora incuriosito dalla composizione elettroacustica, dalla direzione d’orchestra e dalla fisica dei sistemi complessi”.

Rara Piol

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