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Mense scolastiche: e se fossero gratuite per tutti?

Il sogno di ritornare a mangiare insieme con i compagni si sta avvicinando: se ne parla sul settimanale Tiburno del 21 settembre

Nel territorio del nord-est, la mensa scolastica (che, ricordiamo, riguarda gli alunni più piccoli, tra scuola dell’infanzia, primaria, superiore di I grado) è già iniziata per alcuni, mentre per altri sarà al via tra il 27 settembre e la prima settimana di ottobre. Ritornare a mangiare tutti insieme, in una sala apposita, non è per tutti così: in molti istituti il refettorio è stato usato per ricavare aule nel rispetto delle misure di contenimento del Covid. Questo significa che parecchi ragazzi devono continuare a mangiare direttamente sul proprio banco, usando contenitori di plastica che, prima della pandemia, si tendeva a bandire, all’insegna della sostenibilità. E i menu? La tendenza, come evidenzia un servizio dedicato che potrete leggere sul prossimo numero di Tiburno in edicola il 21 settembre, è verso menu in grado di privilegiare prodotti locali, generando anche una filiera virtuosa nei territori e incrementando il lavoro. Un elemento, questo, che rende ancora più impellente la domanda: perché la mensa scolastica non può essere gratis per tutti? Un diritto all’alimentazione, a un’alimentazione sana e nutriente, beninteso, da cominciare fin dall’età in cui si entra a far parte di una comunità, la scuola appunto, dall’asilo in su. Basta presentazione della certificazione del reddito Isee, tutto gratis. Del resto, se la scuola è “dell’obbligo”, non si capisce perché bisogna pagare il mangiare all’interno di essa. Dove trovare i soldi? Appunto riducendo le spese dei menu, prima di tutto accordandosi con le aziende del territorio e poi tagliare gli sprechi, magari con convenzioni tra i gestori dei servizi di refezione e la grande distribuzione organizzata, per utilizzare derrate e prodotti in scadenza, attenzione non scaduti, che determinerebbe una decisa diminuzione del costo. Perché no?

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