lavoro

Verso un nuovo accordo per il “lavoro agile”

Si apre una discussione sui modelli organizzativi di impresa che non finirà con le riaperture parziali del 15 ottobre

Nel 2020 sei milioni 580 mila persone hanno lavorato a distanza. Un terzo circa dei lavoratori dipendenti italiani e oltre dieci volte più dei 570mila censiti nel 2019, coinvolgendo il 97% delle grandi imprese, il 94% delle Pa e il 58% delle piccole e medie imprese.

In questo anno e mezzo si sono scritti fiumi di parole sulle prospettive e i limiti dello smart working. In un verso c’è stato un aumento della produttività, anche perché si è cambiato il modo di gestire il lavoro che diventa sempre più ad obiettivo.

Le conseguenze sono state la caduta di interi settori commerciali legati ai servizi che senza il circuito di clientela impegnata negli uffici ha perso molto mercato.

Ma la cosa più importante che farà discutere consiste nella perdita di potere dei dirigenti nei rispettivi settori amministrativi, pubblici o privati, e la conseguente battaglia di questi ultimi per il mantenimento del loro ruolo nelle strutture di appartenenza.

Il compromesso all’italiana consiste quindi di trovare una mediazione che è tutta nelle quantità e nella dislocazione temporale e logistica. Quindi un po’ di smart working e un po’ di lavoro in sede.

Dopo il 15 ottobre il dato è cambiato. Appena il trenta per cento del personale lavora da remoto. Si tratta di grandi complessi come le Poste, Unicredit, Bnl, Vodafone. Ma in questi ambiti si prevede che almeno il 60% del personale continuerà a lavorare da remoto. Quindi ci sarà una combinazione tra lavoro a distanza e lavoro in presenza.

La linea di compromesso dovrà sperimentare gli approcci nuovi di questa linea di mediazione così come le risultanze in termini di produttività ma anche di benessere effettivo del lavoratore. Nella linea di compromesso da trovare secondo gli accordi prossimi ad essere siglati si darà chiaramente priorità a coloro che hanno la necessità di stare a casa: i neogenitori, le persone invalide, chi è affetto da malattia oncologica, o è stato vittima di violenza.

Condividi l'articolo:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.