Ai play off

La nazionale di calcio italiana rischia di replicare la brutta figura del '58 ... Sempre a Belfast

Ieri la nazionale italiana non ha replicato le performance degli europei. Ma le prestazioni dei nostri azzurri sono sorretti dalla fortuna e quella come è arrivata agli Europei se ne va quando vuole. La fortuna, in effetti, è mancata coi due rigori a cui è mancato il gol.

Ma sospendiamo il giudizio sulla cattiva sorte dei calci piazzati perché “non è mica da questi particolari che si giudica un calciatore”. Ma il testo del Poeta se continuato condanna irrimediabilmente gli azzurri: “un calciatore si vede dal coraggio, dall’altruismo, dalla fantasia”… E i nazionali mancando assolutamente di queste qualità, compreso il loro allenatore, dovrebbero fare la fine annoverata sempre da Francesco De Gregori nello stesso brano: ” E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai – Di giocatori tristi che non hanno vinto mai – Ed hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro – E adesso ridono dentro al bar “…

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Tranne rare eccezioni sarebbe quello il luogo in cui si vedrebbero meglio i protagonisti della nostra nazionale che ha mancato di spirito offensivo non riuscendo ad impensierire mai il portiere irlandese, diversamente dal nostro Donnarumma che uscendo temerariamente dai pali ha fatto rischiare la beffa a tutta la squadra. Lì è stato decisivo Bonucci che ha evitato l’umiliazione del gol subìto.

Ma anche in questo momento di estrema tensione i nostri non sono apparsi lucidi. I difensori nell’azione di recupero erano due. La scuola dice: uno sul portatore di palla (il più vicino) l’altro diretto a proteggere la porta. Un attimo di panico e rischiavano di fare entrambi la stessa cosa. Stavolta abbiamo avuto fortuna e la vicenda è andata bene: ora stiamo commentando un pareggio a reti inviolate e non una sconfitta.

Eppure, senza fuoriclasse in squadra, gli irlandesi ci hanno dato una lezione di football. Bravi nel tenere salde le marcature, non lasciare mai l’uomo, brillanti nelle poche ripartenze che però hanno sortito azioni più pericolose di quelle create dalla nazionale italiana. IL problema degli azzurri, probabilmente, somiglia a una caratteristica dell’ideologia italica: nessuno può essere sostituito fin quando non ci sono eventi avversi volti ad imporre una scelta di questo genere.

L’Italia uscita gratificata da una insperata vittoria agli Europei doveva cambiare tutto. Non ha in organico fuoriclasse indiscutibili. Ciascuno può essere sostituito. A cominciare dall’allenatore e dai suoi collaboratori si doveva avere il coraggio di dare una svolta. Impossibile? Forse. Ma la gratificazione è un demone che porta all’immobilismo, alla incapacità di cambiare, alla volontà di conservare per voler replicare quella prima gioia. E se non si guarda al nuovo il nuovo non arriva.

 

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