Palombara – Ma che begli affreschi…

Un ciclo del Seicento dedicato a San Francesco. Don Fabrizio Gioiosi, un sacerdote di Cretone, gli dedica un libro. Andrebbero salvati

Non tutti sanno che in un chiostro chiuso, e a lungo abbandonato di Palombara Sabina, ci sono 45 affreschi del ‘600 che ripercorrono la vita di San Francesco. Affreschi unici che via via negli anni rischiano di scomparire per le infiltrazioni di acqua subita. Don Fabrizio Gioiosi, un sacerdote di Cretone, responsabile dei beni culturali della diocesi Sabina, gli ha dedicato un libro “Il chiostro di San Francesco a Palombara Sabina”. Un libretto,- 115 pagine illustrate della collana “Studi storici su abbazie e conventi in Sabina” – in cui raffronta gli affreschi  – di cui non si conosce l’autore  – con incisioni dell’epoca.
L’opera è stata presentata sabato 22 gennaio nella chiesa annessa al chiostro, chiuso da oltre un secolo, e in parte consolidato solo nel 2014 dall’allora sindaco Paolo Della Rocca. All’appuntamento, organizzato dalla Pro Loco presieduta da Pietro Luciani e aperto da don Domenico Luciani, parroco di Mentana nonché animatore dei “Cammini di Evangelizzazione in Sabina”, hanno partecipato anche il sindaco e il vice sindaco di Palombara, Alessandro Palombi e Guido Trugli.

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LA VISITA GUIDATA

Prima della visita guidata nel chiostro don Fabrizio Gioisi ha illustrato in breve il suo libro che, ha tenuto a precisare, più che sulla parte propriamente storica è imperniato sulla descrizione minuziosa delle scene affrescate e la comparazione delle incisioni di importanti artisti dalle quali le stesse sono state riprese.
Era presente anche Angelo Gomelino, responsabile cultura dell’associazione La Palombella: “Ci auguriamo che il ciclo degli affreschi di San Francesco siano recuperati e valorizzati al pari degli affreschi all’interno della chiesa annessa e della cappellina della Madonna della neve, su cui si è intervenuti subito dopo le opere di consolidamento di chiesa e chiostro”.

Trugli, in veste di vicesindaco e assessore alla cultura, da parte sua ha sottolineato “l’importanza, religiosa, storica ed artistica del complesso conventuale, purtroppo andato in rovina dopo l’abbandono degli ultimi due frati nel 1894”, resosi obbligato – ha ricordato – dalle controversie con il Comune, e di come, invece le ultime amministrazioni si siano impegnate e tuttora si stanno impegnando per il recupero strutturale. Di seguito sono intervenuti il professor Tersilio Leggio, uno studioso della storia della Sabina che con un rapido excursus ha tracciato lo sviluppo religioso conventuale francescano in Sabina, seguito dall’architetto di Cretone Antonio Petrini, il più grande esperto dell’Abbazia San Giovanni in Argentella, capolavoro di Palombara, che nel presentare il libro ha ripercorso la quattrocentesca storia del Convento: da Padre Filippo da Massa nel 1459 che cominciò a costruirlo su un terreno donato da Giacomo Savelli, fino all’abbandono a seguito della costruzione del cimitero comunale a ridosso delle mura conventuali(Ade.Pie.)

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