Choc a Regina Coeli, detenuto violentato dai compagni di cella

Un 60enne italiano abusato da due slavi di 21 e 23 anni: erano tutti in isolamento per Covid. Il Garante: “La vittima finiva la pena il 2 luglio: perché era ancora dentro?”.

Un detenuto è stato sequestrato e violentato da due compagni di cella nel carcere romano di Regina Coeli. A diffondere la notizia choc è stato il Sappe, il Sindacato autonomo della Polizia penitenziaria.

Secondo quanto riferisce l’organizzazione sindacale, gli autori dell’abuso sessuale sarebbero due detenuti di origine slava di 21 e 23 anni in carcere per rapina e altri reati. La vittima è un 60enne italiano detenuto per spaccio di droga, in isolamento insieme ai carnefici in quanto positivi al Covid-19 a seguito di un focolaio scoppiato a Regina Coeli con più di 160 positivi. Durante la violenza l’uomo è stato minacciato con un coltello rudimentale e tenuto legato con un corda, fino a quando sono intervenuti i poliziotti penitenziari.

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La Procura di Roma ha aperto un’inchiesta sul sequestro, le minacce e la violenza sessuale denunciati dal sessantenne.

Sul caso è intervenuto il Garante nazionale delle persone private della libertà Mauro Palma. “La persona vittima delle violenze del carcere dei detenuti finirà di scontare la sua pena il prossimo 2 luglio – ha detto Palma all’agenzia LaPresseSi parla tanto di misure alternative alla detenzione, mi domando come mai fosse ancora dentro a meno di tre mesi dalla fine della pena”.

A Regina Coeli ci sono troppi detenuti con pena definitiva che andrebbero smistati, parliamo di oltre il 50% – sottolinea ancora il Garante – La capienza della prigione è di 615 posti, dati aggiornati ad oggi, riferiscono di 908 detenuti: una situazione di affollamento“.

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