GUIDONIA - Anziano ucciso a coltellate in casa, arrestata la badante e il compagno

L’uomo avrebbe anche costretto la complice a simulare il suicidio. Tutto per 700 euro, una catenina e 4 anelli

I sospetti degli investigatori si erano fin da subito concentrati su di lei.

La colf, come nel più classico dei delitti a scopo di rapina. Ma la donna aveva un complice, il compagno, risultato essere il presunto autore materiale dell’omicidio.

Così stamane, giovedì 15 giugno gli agenti della Squadra Mobile di Roma e del Commissariato di “Tivoli- Guidonia”, hanno proceduto all’esecuzione di un’ordinanza di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Tivoli, nei confronti di un uomo di 51 anni ed una donna 47enne.

La coppia è gravemente indiziata dell’omicidio pluriaggravato di Luigi Panzieri, il pensionato di 86 anni, ritrovato cadavere nella tarda mattinata di mercoledì 6 aprile 2022 nel suo appartamento di via Monte Rosa, a Colleverde, quartiere di Guidonia Montecelio (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).

Le indagini, coordinate costantemente dalla Procura di Tivoli e svolte assiduamente per oltre un anno sin dal giorno dell’uccisione, si sono da subito concentrate sui due indagati vicini alla vittima, che sfruttando la relazione domestica svolta dalla donna presso la residenza dell’anziano, con il fine di sottrargli gli oggetti preziosi ed il denaro contante ne avevano cagionato il decesso, uccidendolo con ripetuti fendenti inferti con un’arma da taglio.

Il Gip, su richiesta della Procura, ha emesso la misura per il delitto di omicidio pluriaggravato dall’aver agito al fine di commettere il furto e di assicurarsi l’impunità, approfittando dell’età avanzata della vittima e delle relazioni domestiche conseguenti al rapporto di lavoro intrattenuto tra la donna e l’anziano.

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Alla coppia, inoltre, è stato contestato il delitto di rapina pluriaggravata e quello del reato di indebito utilizzo di carte di credito, per essersi impossessati di una catenina e di 4 anelli in oro, oltre ad una carta libretto smart e una postepay, a mezzo delle quali, subito dopo l’omicidio, gli indagati avevano effettuato alcuni prelievi Bancomat per totali 700 euro.

Dopo i prelievi bancari, la donna era tornata a casa della vittima e, nel tentativo di precostituirsi un alibi, aveva suonato al citofono di Luigi Panzieri fingendosi sorpresa per la mancata risposta, giungendo poi ad allertare il portiere che contattava la figlia della vittima; quest’ultima, giunta poco dopo sul posto, aveva fatto accesso in casa scoprendo l’accaduto.

In un comunicato stampa la Procura di Tivoli fornisce la ricostruzione dei fatti che emerge dall’ordinanza cautelare emessa dal GIP:

– tutti gli spostamenti della coppia il giorno del delitto sono stati oggetto di una minuziosa ricostruzione degli investigatori, e grazie anche alle testimonianze raccolte, sono emerse plurime incongruenze nelle dichiarazioni rese dai due indagati, consentendo di ricostruire tutti gli spostamenti avvenuti quel giorno;

– le collaterali attività tecniche svolte nel corso di oltre un anno di indagine hanno restituito un quadro univoco, ove numerosi sono i riferimenti e le affermazioni captate che hanno permesso di attribuire i gravi indizi di colpevolezza del delitto nei confronti di entrambi gli indagati;

– l’atteggiamento manipolatorio da parte dell’uomo – descritto dal Giudice per le Indagini Preliminari come dotato di “personalità controllante” e “dispotica” – rilevato costantemente nel corso delle indagini nei confronti della donna, con la quale intratteneva una relazione d’intimità; atteggiamento finalizzato a celare le sue responsabilità, inducendo la donna persino a rendere agli investigatori dichiarazioni autoaccusatorie pur di salvare l’uomo, anche tentando di coinvolgere un fantomatico complice rivelatosi inesistente, per poi cambiare più volte versione;

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– a distanza di pochi giorni dal delitto, l’uomo, spinto dall’intenzione di eliminare la donna e di guadagnarsi l’impunità per l’omicidio, l’accompagnava nei pressi di un negozio di casalinghi, inducendola ad acquistare un flacone di acido muriatico con il quale avrebbe dovuto tentare il suicidio, per simulare con la polizia una sorta di pentimento per quanto da lei commesso.

Il tutto, come lo stesso G.I.P. riconosce, era stato architettato dall’uomo per “garantirsi il silenzio dell’unica persona che l’avrebbe potuto collocare sulla scena del crimine con il giusto ruolo”, considerato che l’ingestione dell’acido muriatico avrebbe potuto uccidere la donna; fortunatamente, per cause indipendenti dalla sua volontà, l’istigazione nei confronti della donna a togliersi la vita non andava a buon fine;

– i numerosi tentativi posti in essere dall’uomo, condivisi dalla donna, finalizzati a una martellante azione di depistaggio tesa in primis ad allontanare i sospetti dalla sua persona. Tentativi vanificati dalla costante azione investigativa in atto.

“Va dato atto alla Polizia di Stato – commenta il Procuratore Capo Francesco Mendittodi avere coadiuvato questa Procura per indagini durate per oltre un anno, anche con intercettazioni che hanno consentito di rendere solido l’impianto accusatorio, come ritenuto dal Giudice per le indagini preliminari di Tivoli”.

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