TIVOLI – Delitto Castellaccio, il Vescovo: “Troppa violenza in città”

Monsignor Parmeggiani invita tutte le istituzioni alla cultura della solidarietà

Dopo il sindaco, è la volta del Vescovo.

Così stamane, martedì 27 giugno, anche il Vescovo della Diocesi di Tivoli e Palestrina Mauro Parmeggiani è intervenuto sul caso dell’omicidio di Alessandro Castellaccio, il 40enne di Tivoli deceduto al policlinico Umberto I di Roma dopo essere stato massacrato a calci in faccia domenica pomeriggio 18 giugno nel Centro storico della città (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).

“Non conosco i motivi che hanno scatenato il pestaggio che ha provocato la morte di un giovane della nostra città – premette Monsignor Parmeggiani in un comunicato stampa – ma al di là di quali essi possano essere stati non è tollerabile che nel cuore della città, in pieno giorno, un giovane sia pestato in maniera brutale e per questo debba morire”.

“Mentre assicuro la preghiera della comunità diocesana e mia personale per l’anima di Alessandro Castellaccio e per i suoi cari – aggiunge il Vescovo – auspico che simili episodi non abbiano più a ripetersi nella nostra Tivoli che purtroppo, ultimamente, non è nuova ad essere teatro di simili riprovevoli azioni”.

Un pensiero del Monsignore è rivolto anche alle indagini dei carabinieri della Compagnia di Tivoli coordinate dalla locale Procura.

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“E’ sicuramente grande l’impegno delle forze dell’ordine per vigilare il territorio ma forse occorre incrementare tutto ciò che può prevenire che accadano analoghe tragedie che hanno ben poco di umano – prosegue il Vescovo Parmeggiani – Auspico innanzitutto che la giustizia faccia il proprio corso e che ai colpevoli di tale efferato crimine vengano applicate giuste pene affinché possano avere tempo per riflettere, ravvedersi e cambiare stile di vita”.

“Nel contempo – conclude il Monsignore – faccio appello a tutte le agenzie educative, alle istituzioni e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà della nostra Città affinché stringano tra loro un patto educativo al fine di far cessare una volta per sempre il linguaggio della violenza inumana per cedere il passo a una cultura della solidarietà, del dialogo e della tolleranza.

Una cultura rispettosa della vita del prossimo, chiunque egli sia e qualunque cosa a lui possa essere attribuito.

Una cultura capace di riconoscere il valore inestimabile ed intangibile di ogni vita umana”.

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