L'augusteum

TIVOLI – Sorprendenti microonde, la Mensa Ponderaria salvata dall’umidità

Martedì 5 dicembre la presentazione delle operazioni di intervento a un gruppo di studenti

Via l’umidità dalla Mensa Ponderaria. A Tivoli, come a Pompei, esiste infatti una Mensa Ponderaria, tra le poche nel mondo conservate:  si tratta di una pesa pubblica realizzata vicino al foro tiburtino risalente al II secolo avanti Cristo e scoperta per caso alla fine del 1800. Trattandosi di un monumento in parte sotto al livello stradale soffre per l’umidità. Da qui il progetto per proteggere la Mensa e il relativo Augusteum tramite un sistema a microonde.

Domani 5 dicembre attraverso un laboratorio didattico “Sorprendenti Microonde” l’Istituto Villa Adriana e Villa d’Este illustrerà ad un pubblico di studenti di scuola superiore, gli interventi conservativi da poco conclusi presso l’Augusteum della Mensa Ponderaria, grazie al progetto Simple Mold, coordinato dall’Istituto per la Microelettronica e Microsistemi del CNR e finanziato dalla Regione Lazio in partnership con il Dipartimento di Ingegneria Elettronica dell’Università Tor Vergata di Roma.

Riaperta al pubblico nel 2017, dopo alcuni lavori di risanamento e revisione delle coperture, la Mensa Ponderaria presentava problematiche di conservazione relative alla presenza di umidità all’interno degli ambienti.

Il duplice scopo del progetto Simple Mold  è stato quello di definire un protocollo di misura e un setup per il monitoraggio delle infiltrazioni di umidità, nonché un sistema di bonifica adatto all’ambiente studiato e di conservazione a regime di un livello di umidità accettabile sia per prevenire ulteriori futuri effetti che per consentire un’aumentata fruibilità dell’ambiente ai visitatori.

Poiché l’umidità determina anche l’instaurarsi agenti biodeteriogeni, l’attività è stata caratterizzata dalla ricerca di soluzioni ad ampia gamma relative al monitoraggio, includendo tecniche ad alta frequenza per misurare la profondità dell’infiltrazione e sensori olfattivi per il rilevamento superficiale e sub-superficiale delle specie infestanti.

Il risanamento è stato affrontato confrontando fin dall’inizio soluzioni con sorgenti ad alta frequenza, valutando opzioni che contemplassero azioni locali ad alta potenza o distribuite a bassa potenza, mitigando il rischio per l’intervento di bonifica e verificando l’effettiva necessità di un sistema che mantenesse continuamente in condizioni ottimali lo stato dell’ambiente della Mensa Ponderaria.

A un’indagine finalizzata all’eliminazione dell’umidità è stato poi affiancato il restauro di alcuni elementi dell’Augusteum per una migliore lettura dell’ambiente e per una conservazione ottimale degli apparati decorativi.

LE CAUSE DELL’UMIDITA’

La Mensa Ponderaria di Tivoli si trova al di sotto del livello stradale, nel centro storico, ed è risultata seriamente colpita da infiltrazioni d’acqua. E’ composta da due ambienti, il primo più grande ha una altezza che supera il livello stradale e contiene le Mensae e verosimilmente un passaggio per la pesa degli animali, mentre il secondo l’Augusteum, dove si trova la statua dell’imperatore, è completamente interrato.

Il problema dell’eccessivo contenuto di umidità presso la Mensa Ponderaria di Tivoli ne costituisce il principale fattore di degrado che si evidenzia in problemi conservativi dell’intero complesso, relativi sia alle murature che ai materiali lapidei e agli affreschi. Inoltre l’inadeguatezza delle condizione climatiche all’interno degli ambienti crea il problema dell’ insorgere di piante infestanti e di organismi biodeteriogeni.

Le misure ponderali con termobilancia termogravimetrica sulle frazioni lapidee prelevate si sono rivelate tutte piuttosto elevate, scendendo solo occasionalmente sotto valori del 10%, attestandosi su medie, per le diverse quote, generalmente superiori al 15%.

Nella Mensa Ponderaria la presenza d’acqua rappresenta il maggior fattore scatenante, sia in forma diretta che indiretta dei meccanismi di degrado dei materiali lapidei e porosi, attraverso infiltrazioni da impianto idrico, umidità di risalita capillare dal terreno, umidità di condensazione superficiale o interstiziale.

L’igrometro è un particolare strumento che permette l‘analisi quantitativa dell’umidità. Mettendolo a contatto con il muro umido, misura la percentuale di umidità presente in esso. Questa analisi non è precisissima perché misura l’umidità in superficie e non dentro al muro, tuttavia se abbinata ad altre tecniche, come nel nostro caso, è un metodo valido per una misura indicativa.

Gli ambienti sono stati sottoposti ad una serie di monitoraggi microclimatici al fine di comprendere le condizioni di umidità relativa e di temperatura che caratterizzano la Mensa e il l’Augusteum ad essa adiacente, nelle diverse ore della giornata.

TRATTAMENTO A MICROONDE

La metodologia allo stato dell’arte per l’essiccazione della muratura storica con l’uso di radiazioni a microonde consiste nel posizionare l’area campione vicino a un’antenna a microonde e applicare nell’area campione diversi cicli di esposizione.

Il risultato è il riorientamento microscopico delle molecole d’acqua, le interazioni di attrito portano alla generazione di calore e alla successiva evaporazione dell’acqua dal campione. Studi recenti continuano a segnalare l’efficacia della radiazione a microonde per l’essiccazione non solo di diversi tipi di costruzioni storiche in muratura, ma anche di altri tipi di oggetti di grande valore storico, come opere d’arte di carta contaminate da funghi .

Tuttavia tale metodo non può essere utilizzato senza effettuare prima un lavoro di modellazione preliminare per indagare i limiti del trattamento a microonde nelle opere d’arte, che prevede la distribuzione della potenza di riscaldamento e il rischio di comparsa di risonanza, in base alla forma dell’oggetto o al tipo di agglomerati biologici esistenti su di esso.

Il trattamento a microonde non è molto uniforme a causa delle particolari forme dei microrganismi e può generare zone molto riscaldate (punti caldi) o zone con scarso irraggiamento.

UN MONUMENTO UNICO

La ristrutturazione della città di Tibur a partire dalla fine del II sec. a.C. vede anche la risistemazione del Foro con la realizzazione di una serie di edifici, tra cui la Mensa Ponderaria, o pesa pubblica, che costituiva l’ufficio di controllo delle misure di capacità e di peso, situata vicino alla Basilica, oggi occupata dal duomo (Cattedrale di San Lorenzo).

Si tratta di uno dei pochissimi casi (come ad es. a Pompei, sempre di età repubblicana) in cui si è potuta identificare la specifica funzione di pesa pubblica negli ambienti venuti in luce, proprio per la presenza della mensa ponderaria.

L’edificio, rinvenuto casualmente nel 1883, concludeva la piazza sul lato opposto all’arco di S. Sinforosa, che ne costituiva un accesso monumentale anche in antico.

La caratteristica principale dell’ambiente, grosso modo rettangolare, peraltro non molto grande, è la presenza di due mensae, o tavole per misure, realizzate in marmo e provviste di cavità concave di dimensioni diverse, originariamente rivestite di metallo, per alloggiare i pesi ufficiali di riferimento. Un altro elemento importante è la presenza di un’iscrizione che ci dà utili informazioni sull’artefice dell’allestimento: è il liberto Marco Vareno Difilo, magister della corporazione degli Herculanei, che dedica anche due statue ai suoi patroni, Marco Lartidio e Varena Maggiore, come recitano le iscrizioni, una delle quali ancora sul posto. 

La connessione della corporazione con le attività che si svolgevano nel mercato è sottolineata dal nome, derivato da Ercole, protettore dei commerci, che compare anche su un rilievo nello stesso ambiente: il dio è raffigurato con la clava impugnata nella destra, suo attributo specifico, che non a caso decora anche i pilastri di sostegno delle mense.

L’AUGUSTEUM

La ricchezza del liberto è comprovata non solo dalla costruzione della mensa ponderaria situata nel cuore pulsante delle attività commerciali dell’antica Tibur, ma anche dal fatto che nell’ambiente viene usato a profusione il marmo per rivestire muri e pilastri, ricorrendo oltre che al marmo bianco, a specie pregiate come il giallo antico, che ricopriva anche le parti in travertino. E non è tutto: lo stesso facoltoso personaggio fece erigere a breve distanza di tempo anche un secondo ambiente contiguo, scoperto nel 1920, dove furono rinvenuti i frammenti di una statua seduta raffigurante un imperatore; la scultura è attualmente ricollocata sul suo basamento al centro dell’abside; l’uso del marmo per la pavimentazione e l’alta zoccolatura, che delimitava le pareti affrescate e decorate con festoni, denota la ricchezza del committente.

Un’iscrizione rinvenuta all’epoca della scoperta sottolinea anche in questo caso che Marco Vareno Difilo ha pagato a sue proprie spese l’Augusteum, o cappella per onorare l’imperatore: è possibile che si tratti di Augusto, che il liberto potrebbe avere conosciuto in occasione delle sedute per l’amministrazione della giustizia che si tenevano al Santuario di Ercole, dove l’imperatore si recava regolarmente: la circostanza cui si riferisce l’iscrizione sarebbe il rientro di Augusto dal lungo viaggio in Siria, avvenuto nel 19 a.C.

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