Rubavano il carburante ai mezzi dell’azienda per cui lavoravano e lo rivendevano a terzi. Il “giochetto” gli era riuscito fino a quando sono stati beccati con le mani nel sacco ed è stato accertato un danno pari a 107.807 euro e 67 centesimi.
Ora è giunto il momento di pagare il conto per 5 dipendenti di AMA S.p.a., l’Azienda Municipale Ambiente in house che gestisce per conto di Roma Capitale la raccolta, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani.
Con la sentenza numero 241/2025 pubblicata il 12 maggio scorso la Corte dei Conti li ha condannati a risarcire in solido Ama di 10.500 euro per danno da disservizio e di ulteriori 6.500 euro per danno all’immagine.
Pagheranno una somma di 4 mila euro ciascuno – 2.500 per danno da disservizio e 1.500 per danno all’immagine – Cristian A., 45 anni di Setteville Nord di Guidonia, Daniele S., 44 anni di Roma, Massimiliano P., 55 anni di Rocca Priora, ed Emiliano F., 47 anni di Roma.
Il quinto dipendente è Maurizio G., 68 anni, condannato in contumacia al pagamento di mille euro totali avendo avuto una posizione defilata rispetto a quello della banda di infedeli.
Lo scandalo dei furti di carburante ai danni di Ama esplose nel 2023 a seguito di un’indagine della Guardia di Finanza che incastrò i 5 dipendenti infedeli.
Così Cristian A., Daniele S., Massimiliano P., ed Emiliano F. con la sentenza numero 746/2023 hanno patteggiato davanti al Tribunale di Roma una condanna per sottrazione e successiva illecita rivendita a terzi di ingenti quantitativi di carburante di proprietà di Ama Spa nel periodo compreso tra febbraio e maggio 2021.
Con la sentenza numero 2664/2023 anche Maurizio G. ha patteggiato una condanna per indebito utilizzo della carta carburante intestata all’Ama commesso nel luglio 2017.
Sulla base delle sentenze penali la Procura regionale della Corte dei Conti ha quantificato 30.852,39 di danno da disservizio a carico di Cristian A., Daniele S., Massimiliano P., ed Emiliano F., mentre per Maurizio G. ha calcolato appena 1.026,28.
I magistrati contabili hanno inoltre quantificato 60 mila euro di danno all’immagine per i quattro netturbini e di 3 mila euro per il 68enne contumace.
I giudici della Corte hanno riconosciuto che si tratta di fatti molto gravi, accertati da intercettazioni, video e altre prove scritte dai cui emerge piena prova dell’esistenza dei fatti addebitati ai dipendenti infedeli.
Tuttavia gli stessi giudici hanno ritenuto che i danni da disservizio e all’immagine effettivamente prodotti siano da calcolare in misura notevolmente inferiore rispetto alla richiesta della Procura.