Gusto e olfatto, sentinelle della malattia
Mai sentito parlare di anosmia? E di ageusia? Niente panico, si tratta di termini medici che hanno a che fare con olfatto e gusto o meglio, con la loro perdita.
In tempi di pandemia, la prima cosa che abbiamo imparato è stata quella di tenere sotto controllo questi sensi per capire se fossimo o meno in balia del covid. Abbiamo seguito familiari precipitarsi ad annusare formaggi e salumi, masticare la salvia e trangugiare pezzi di cioccolata con il terrore di essersi beccati la malattia.
Insomma, bocca e naso come sentinelle d’allarme da non sottovalutare.
I disturbi di gusto e olfatto sono assai più diffusi di quanto si possa pensare: il 65-70% dei positivi al tampone ne soffre. Se gli italiani diagnosticati con il Covid sono oltre 4 milioni e il 20% non ha ancora riaggiustato il naso dopo un anno, vuol dire che centinaia di migliaia di persone ancora oggi non riescono a gustare il caffè al mattino o un buon bicchiere di vino alla sera.
È la scomparsa dell’olfatto quasi sempre a determinare quella del gusto mentre i casi di chi sente gli odori ma non i sapori sono veramente rari.
Da alcuni mesi nelle strutture ospedaliere italiane è stata avviata una sperimentazione per aiutare le persone a recuperare olfatto e gusto dopo il covid: una sorta di fisioterapia con odori tipicamente italiani, profumi cioè che fanno parte della nostra “memoria sensoriale” .
Ma come funziona lo sniff-test? I pazienti devono annusare coppie di odori abbinati in modo particolare come ad esempio agrumi e pesca, caffè e cioccolato o fontina e parmigiano per pochi secondi 3-4 volte al giorno in diversi momenti della giornata.
L’obiettivo è riabilitare l’olfatto e al tempo stesso stimolare la capacità di distinguere odori diversi poiché farlo in un secondo momento potrebbe essere più difficile.