Monterotondo – Pagamenti congelati, il Comune non salderà i fornitori fino a dicembre

Insomma non ce n’è più per nessuno. La ragione non riguarda il fatto che le casse languono – che il Comune è in attesa di incassare sia dalla Regione Lazio che dallo Stato, oltre la seconda rata della Tasi e gli altri scaglioni della Tari – ma piuttosto l’obbligo che il Palazzo Orsini ha di restituire alla banca tutti i soldi prestati per la cosiddetta anticipazione di cassa entro il 31 dicembre.
Si tratta della banca che effettua il servizio di tesoreria per l’Ente locale e che – sulla base del bilancio annuale – anticipa dei soldi al Comune fino ad una certa cifra per il pagamento delle incombenze quando i soldi non ci sono. Il Comune ha sfruttato parecchio questa opzione nei mesi successivi, in attesa che nelle casse entrassero non solo i tributi ma anche una montagna di “buffi” che la Regione Lazio deve a Palazzo Orsini. A forza di anticipare e pagare chi si presentava a chiedere conto dei servizi svolti, dei lavori fatti e delle fatture, si era arrivati a quasi al 50 % della possibilità di anticipazione di cassa. Così il Comune ora si trova costretto a rientrare, inderogabilmente, entro la fine dell’anno per evitare problemi. el frattempo si attende di incassare il dovuto e tutti i soldi che gli spettano.

 

In un articolo del 23 settembre Tiburno aveva già dato conto di questa situazione, che ha portato poi al blocco dei pagamenti a partire dagli inizi di ottobre. Rispetto agli incassi quello che saltava all’occhio era che i dati erano in linea con quelli degli anni scorsi e con molti degli altri comuni del Nordest. Tributi e imposte locali, su casa, immondizia e addizionali Irpef, a settembre del 2014, risultano incassati in una forbice che va dal 33 al 50 % del previsto. Poi c’erano le altre rate della Tasi e della Tar e gli altri tributi. A settembre, ad esempio, erano quasi entrati due milioni di euro sui tre e mezzo attesi dall’addizionale Irpef.

 

Tutto sommato, insomma, rispetto alle difficoltà del momento che ha ridotto la spesa in tutti i settori praticamente a zero, il flusso di soldi in entrata c’era. Già a settembre, però, era apparso chiaro che i soldi derivanti dal settore delle costruzioni si erano bruscamente interrotti. Andamento negativo certificato nella Variazione di bilancio votata lo scorso 28 ottobre, che ha certificato il rallentamento pesante dell’edilizia locale, con una diminuzione delle entrate per gli oneri per le concessioni edilizie per oltre 230mila euro.
Nella stessa manovra erano stati inseriti anche i 50mila euro necessari per pagare proprio gli interessi dei soldi anticipati dalla banca e dai quali il Comune deve rientrare.

 

In quei numeri c’erano anche i soldi che il Comune doveva incassare, come il fondo di solidarietà — ovvero quei soldi che lo Stato ti dà ma che in realtà non sono altro che una parte decurtata di quelli che il comune incassava sulle prime case dei propri cittadini – e dei rimborsi che la Regione deve al Comune per i maggiori costi sostenuti per lo smaltimento in discarica dopo la chiusura dell’Inviolata. Soldi che, tanto per cambiare, ancora non sarebbero ancora partiti dalla Pisana in direzione dei vari Comuni della nostra regione. La stessa Regione che dovrà garantire i fondi messi in bilancio per la manutenzione straordinaria di strade, marciapiedi e opere pubbliche.

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