di Valerio De Benedetti
Speranze, voglia di tornare alla normalità. Sembrava poter essere il 15 giugno la data spartiacque per la riapertura dei complessi sportivi che ospitano le partite di calcetto o calciotto amatoriali. Sono tantissimi nella zona del nord-est, che aspettano di poter tornare al lavoro, riprendere la propria vita ma soprattutto salvare la propria impresa, perchè se c’è un’Italia che sta provando a ripartire, ce n’è un’altra che è costretta a rimanere ancora ferma. Il Governo però, ha fatto ancora una scelta di prudenza (o imprudenza), modificando la bozza di decreto e spostando eventuali valutazione per la riapertura al 25 giugno. Le spese di gestione, di affitto sono comunque tante, e le entrate da mesi sono praticamente a zero. Non bastano i 600 euro promessi ai collaboratori sportivi, ma arrivati solo in parte, a garantirne la sopravvivenza. Per le strutture non è stato fatto abbastanza. Senza contare poi, che ci avviciniamo sempre più al periodo delle vacanze e delle partenze, che seppur registreranno un calo, saranno comunque consistenti, facendo di fatto perdere una buona fetta di clienti a queste attività.
Andrea Schiavetti, uno dei proprietari dell’Asd Monitola Sporting Club, un centro sportivo di calcetto e calciotto di Tivoli, ci racconta il suo 11 giugno. Quella data che avrebbe potuto sancire il suo ritorno a una vita quasi normale, si è trasformato in un vero e proprio calvario. Tra incertezze e ulteriori delusioni per la decisione presa dal Governo, Andrea ci dice la sua su quanto sta accadendo a chi, come lui, gestisce un impianto sportivo: “Penso che non abbia senso aspettare dieci giorni in più, cosa può cambiare in così poco tempo? I gruppi di amici fra loro escono e passano del tempo insieme, a volte anche a contatto, fanno aperitivi nei bar e nei locali senza mascherina, però non possono giocare a calcetto all’aria aperta. Il calcetto non è altro che una partita fra un gruppo di amici”.
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