La fine dell’impero criminale di Scarface

Al Capone venne  accusato di cospirazione, per aver violato le leggi sul Proibizionismo per il periodo 1922 – 1931

Era il “nemico pubblico numero uno”, violento, potente, inafferrabile e molto ricco. Simbolo dei gangster italo-americani, osannato dai suoi accoliti, sempre al centro delle attenzioni della stampa che non mancava mai di posizionare in prima pagina le “performance” di Alphonse Capone, anche chiamato Scarface per via della cicatrice sulla guancia sinistra ricevuta per aver fatto dei commenti sconvenienti alla sorella di qualcuno. Scarface è lo zar incontrastato del crimine di Chicago, domina il gioco d’azzardo, la prostituzione e i racket del contrabbando della città, e continua ad espandere il suo territorio a colpi di pistola. La mafia, esportata negli Stati Uniti dai migranti italiani e in particolare siciliani sin dalla fine del diciannovesimo secolo raggiunge una ricchezza senza precedenti, riuscendo anche a corrompere la politica americana. Il 12 giugno 1931 Al Capone venne  accusato di cospirazione per aver violato le leggi sul Proibizionismo per il periodo 1922 – 1931. Nel mese di ottobre viene processato per questo capo d’accusa e per gli altri 22 di cui era stato incriminato il 5 giugno, per evasione fiscale tra gli anni 1925-1929. Dichiarato colpevole, viene condannato ad 11 anni di prigione e al pagamento di 50.000 dollari. Il più sanguinario gangster italoamericano finisce in carcere non per le sue azioni criminali, ma viene per reati fiscali. 

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