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Inps: con il blocco dei licenziamenti preservati 300mila posti di lavoro

Circa 330mila i posti di lavoro preservati con il blocco dei licenziamenti: lo rileva l’Inps nel suo rapporto annuale

Nella annuale relazione dell’Inps si è evidenziato che sono circa 330mila i posti di lavoro preservati con il blocco dei licenziamenti e per oltre due terzi riconducibili alle imprese piccole, che hanno fino a 15 dipendenti. Una nuova valutazione ci sarà tra qualche tempo, con i licenziamenti ormai possibili per diversi settori.

Tra gli interventi messi a punto dall’Istituto per fronteggiare l’emergenza Covid, che hanno raggiunto oltre 15 milioni di beneficiari e circa 20 milioni di individui, la spesa complessiva è stata di 44,5 miliardi di euro. Quasi 2 i milioni di nuclei famigliari che hanno ricevuto Reddito di cittadinanza o Pensione di cittadinanza; 722mila le famiglie cui è stato erogato il Reddito emergenziale (REm); 6 milioni e 700mila i lavoratori dipendenti beneficiari delle integrazioni salariali, che hanno ricevuto in totale oltre 32 mln pagamenti di indennità, per una spesa complessiva pari a 23,8 miliardi (18,7 miliardi nel 2020).

Lo scorso anno, dice la relazione Inps, è stato caratterizzato da una brusca caduta del fabbisogno di lavoro, con una riduzione degli occupati del 2,8% (con un calo sostenuto soprattutto per gli indipendenti diminuiti del 5,1%) ed una diminuzione delle unità di lavoro del 7,1% e delle ore lavorate del 7,7%, facendo trasparire una riduzione allargata del contributo lavorativo. Una parte degli occupati, se pur ridotta a seguito del blocco dei licenziamenti, ha perso il lavoro, ma molti hanno lavorato e guadagnato meno.

Il volume complessivo degli assicurati Inps, indicatore indiretto della totalità dei lavoratori regolari, non è diminuito nel 2020, attestandosi a 25.546 milioni, valore identico a quello del

2019. In corrispondenza al calo dell’input lavorativo, segnala l’Inps, si registra quello dei redditi da lavoro: l’imponibile previdenziale è diminuito di circa 33 miliardi, scendendo da 598 miliardi nel 2019 a 564 miliardi nel 2020 (−5,6%). In valore assoluto, la contrazione più rilevante è stata quella dei dipendenti privati (da 369 a 340 miliardi, pari al −7,9%), mentre per gli autonomi il calo è stato pari al −6,0%.

Se consideriamo le retribuzioni individuali, quella media annua dei dipendenti è scesa da 24.140 euro nel 2019 a 23.091 euro nel 2020 (−4,3%, corrispondente a una perdita di poco più di 1.000 euro), a seguito della riduzione media delle settimane lavorate. Ma c’è da dire che le retribuzioni medie annue dei dipendenti occupati a tempo pieno e per tutto l’anno sono cresciute da 32.668 a 36.448 euro (+11,6%).

Per quanto riguarda la Cassa Integrazione Guadagni, segnala ancora l’Inps, è aumentata di circa tredici volte le uscite con i provvedimenti in deroga passando, infatti, da 1,4 nel 2019 a 18,7 miliardi nel 2020, a seguito dell’aumento del numero dei beneficiari, passati da 620.000 a 6,7 milioni, con un valore medio pro capite della prestazione pari a 2.788 euro.

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